Gli ottimisti, coloro cioè che vedono sempre il bicchiere mezzo pieno, hanno una vita più lunga. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society e condotto dai ricercatori di Harvard su 159.255 donne ha osservato una stretta relazione fra l’affrontare la vita in modo positivo e la longevità. Gli stessi studiosi avevano già condotto uno studio simile, giungendo alla stessa conclusione. I nuovi risultati, dunque, confermano questa correlazione .
Ansia e paura danneggiano la nostra abilità di difenderci dall’aggressione delle malattie croniche o da quelle causate da virus o batteri. Insomma lo slogan l’ottimismo allunga la vita, non è solo una bella trovata pubblicitaria.
Dallo studio è emerso che livelli più elevati di ottimismo sarebbero associati a una maggiore probabilità di vivere oltre i 85 anni di età. L’atteggiamento che si ha nei confronti della vita dunque può fare la differenza, ma l’allungamento della vita è determinato anche dal suo effetto indiretto. Lo studio precedente ha dimostrato infatti che gli individui più ottimisti adottano approcci più proattivi per promuovere la propria salute e sono più propensi a impegnarsi in comportamenti sani, come una maggiore attività fisica e una dieta più sana.
La nuova analisi ha dimostrato che i fattori dello stile di vita rappresentavano quasi un quarto dell’associazione ottimismo-durata della vita e che fattori psicologici positivi sono associati a un minor rischio di morbilità e mortalità. La ricerca ha inoltre associato l’ottimismo e l’aspettativa generalizzata di esiti futuri positivi a migliori risultati sulla salute, inclusa un’eccezionale longevità.
In conclusione, sebbene l’ottimismo sia in parte ereditabile (dal 23%-32%), lo studio ha dimostrato che sarebbe possibile migliorare l’ottimismo con metodi attivi, come esercizi di scrittura e strategie cognitivo-comportamentali. I risultati suggeriscono, dunque, che l’ottimismo può essere un nuovo obiettivo di intervento per migliorare la salute.