Lusciano è un paese di quindicimila abitanti della provincia di Caserta, che per troppi anni è stato dimenticato ed escluso dagli interessi di giornali e tv nazionali. Qui la camorra ammazza, ma fa anche affari: da tempo procedono di pari passo omicidi e aperture di banche, racket e speculazioni edilizie. Ai confini sorge un centro commerciale che ha fatto parlare di sé, il Jambo, sequestrato perché, secondo gli inquirenti, era direttamente riconducibile al boss Michele Zagaria. Lusciano, cuore dell’Agro aversano, si incastra così in un territorio roccaforte del clan dei Casalesi.
Nel 1992 il Comune viene colpito da un primo provvedimento di scioglimento degli organi amministrativi per ingerenze della criminalità organizzata. Nel 2007 l’esistenza di fattori di inquinamento malavitoso dell’azione amministrativa è causa di un secondo scioglimento. Gli accertamenti svolti dalla commissione d’accesso hanno messo in risalto come l’ingerenza del clan dei Casalesi negli affari dell’ente e la strumentalizzazione delle scelte dell’amministrazione dell’allora sindaco Isidoro Verolla siano state favorite da una fitta e intricata rete di parentele, affinità, amicizie e frequentazioni, che legavano alcuni amministratori ad esponenti delle locali consorterie criminali.
Dopo la breve esperienza dell’ex sindaco Luciano Fattore, dal 2013 il primo cittadino è Nicola Esposito, titolare di una scuola guida ad Aversa, attualmente indagato dal Tribunale di Napoli Nord insieme al suo ex assessore Nicola Grimaldi e con altri dipendenti comunali. Motivo del procedimento giudiziario: ottenere dalla Regione Campania l’erogazione dei fondi europei per la realizzazione della rete fognaria. Al di là di quello che sarà poi l’esito processuale, le indagini hanno svelato l’esistenza di una oligarchia del cemento che ha conquistato il paese, famoso per la bontà della mozzarella e del vino.
Oggi, invece, le principali attività sono costruire, appaltare. Una manciata di costruttori, immobiliaristi e palazzinari hanno concorso e concorrono a decidere il futuro di questa città. Fili invisibili legano professionisti, imprenditori, soggetti portatori di svariati interessi, dalle attività commerciali alle strutture sportive, che sono uniti alla politica e che da essa dipendono in un sistema clientelare, che nelle indagini del Tribunale di Napoli Nord ha mostrato tutta la sua forza.
Una fitta rete di relazioni in grado di garantire anche un ampio consenso elettorale. Il municipio, in effetti, è il fortino del sindaco Esposito. Dopo pochi mesi dalle elezioni ha conferito un incarico come responsabile dell’ufficio Lavori pubblici all’architetto Sergio Maggiobello, presidente del Consiglio comunale durante la precedente amministrazione e presentatore della lista “Noi per Lusciano”, che ha sostenuto il neo eletto primo cittadino alle elezioni comunali del 2018. Nonostante nell’avviso si dichiarasse che si sarebbe tenuto conto del possesso di precedenti esperienze in area tecnica negli enti locali e nonostante avessero risposto all’avviso dieci professionisti, dopo l’esame dei curricula è stato convocato per un colloquio Maggiobello, al quale è stato conferito l’incarico, anche se le sue uniche esperienze nella Pubblica amministrazione sono state quelle di consigliere comunale di maggioranza. “Una ingenuità”, ci spiega il sindaco. Tutto qui, dunque? In realtà ci sarebbe qualcosa di più. L’opposizione consiliare sul tema non intende mollare: “Lusciano è un Comune con oltre 15mila abitanti e non possono essere conferiti incarichi amministrativi di vertice a coloro che nei due anni precedenti sono stati componenti della giunta o del consiglio. Il sindaco ha il dovere di rendere conto alla città di come ha gestito questa selezione”. Non una questione di lana caprina, dal momento che i consiglieri di opposizione sono stati costretti a denunciare mancanza di trasparenza, errori, ritardi in merito ad alcuni lavori eseguiti sul territorio comunale.
Comunque sia, il sindaco ripete come un mantra: “Resto sindaco, la mia amministrazione è pulita e la maggioranza dei consiglieri è dalla mia parte”. In effetti, a pochi giorni di distanza dalle notizie che hanno riguardato le indagini e le perquisizioni, il Consiglio comunale di Lusciano, con un’accelerata inaspettata, ha approvato il Piano urbanistico comunale, concludendo così un iter che era iniziato sei anni prima.
Il preliminare del Puc, infatti, era stato approvato con delibera di giunta nel 2013, durante la prima consiliatura di Nicola Esposito. Dopo vari cambiamenti al vertice dell’ufficio urbanistica, è stato nominato come responsabile dell’ufficio di Piano l’architetto Eduardo Cotugno, attualmente indagato per la questione dell’appalto delle fognature.
Il Puc è stato poi approvato in giunta solo nel febbraio del 2018 e pubblicato così sul Burc della Regione Campania per recepire le necessarie osservazioni nei successivi sessanta giorni. Il 3 luglio 2018 la neoeletta amministrazione Esposito ha riadottato in giunta il Puc con le osservazioni. Sul punto il consigliere di opposizione, Filippo Ciocio, ci spiega: “Nonostante il Puc sia molto importante per gli abitanti di Lusciano, la partecipazione dell’opposizione consiliare è stata ostacolata dagli uffici e dall’amministrazione Esposito. La nostra astensione è stata un segnale di apertura verso i nostri concittadini, ma di rifiuto di una idea di territorio considerato come merce. Il Puc serve per costruire diritti a tutti i cittadini, migliorare la vita di chiunque e non per creare profitto a favore delle solite élite locali. Ai vecchi problemi c’è il rischio che si aggiungano quelli nuovi, perché non esiste un efficace controllo sul territorio e sull’attività edilizia. I cittadini di Lusciano potrebbero pagare in futuro il danno degli interessi privati contro l’interesse generale e quindi l’assenza di un corretto disegno urbano capace di organizzare lo spazio pubblico per favorire standard minimi come il verde di quartiere, parcheggi e servizi culturali”.
Il primo cittadino è su un’altra posizione. “Sono per lo sviluppo a 360 gradi del territorio. Si potevano accontentare più persone facendo costruire di più, ma non abbiamo percorso questa strada, anche se ci sarà maggior benessere con tecnici che faranno progetti e imprenditori che faranno nuove costruzioni. Nelle zone D, nelle aree produttive, non credo ci sia nulla di male se chi apre un negozio poi possa costruire sopra per abitare. Prima eravamo un paese agricolo, ora bisogna implementare l’anima commerciale di tante zone del Comune, ma salvaguardare anche altre zone come il centro storico e il cimitero”, ci chiarisce orgogliosamente il sindaco Esposito.
Qualcosa, però, non torna. A Lusciano, ad esempio, si è stabilito nel Puc che la fascia di inedificabilità del “vincolo cimiteriale” debba essere ridotta da 200 a 50 metri. La Provincia di Caserta ha chiesto al Comune di ripristinare la fascia cimiteriale, rispettando la normativa tecnica nazionale. Ma l’amministrazione comunale di Lusciano ha risposto tirando in ballo un parere di un medico del 1969.
“Resta il fatto che la vigente normativa riguardante i 200 metri dal perimetro dei cimiteri si applica ai terreni non ancora edificati al 2002. E anche nel caso vi sia stata una precedente riduzione del vincolo a 50 metri, gli interventi urbanistici ammessi oggi nella fascia fra 50 e 200 metri dal cimitero possono essere solo quelli che la legge 166/2002 consente. Se ci sono stati degli errori non siamo intervenuti subito, ma interverremo comunque”. Il sindaco ci spiega ed esclude qualsiasi tentativo di abuso legalizzato e di intervento di condono o sanatoria in quella zona. E allora quali mostruosità edilizie si tenta di vestire con un abito di legalità? Secondo il primo cittadino di Lusciano semplicemente è così che fanno tutti: ad Orta di Atella, a Cesa, ad Aversa. Quello che, però, il sindaco Esposito non ha detto è che basta recarsi sul posto per verificare che la zona del cimitero di Lusciano è soggetta ad una alterazione tale da far perdere l’identità di luogo della memoria collettiva ed espressione del sentimento connesso al culto della morte.
Nei pressi del cimitero è un degrado dal punto di vista urbanistico, con palazzi accatastati l’uno sull’altro senza un criterio, concessionarie di auto, imprese edili, piccole fabbriche, spazi mangiati da cemento e ancora cemento e brutture che fanno accapponare la pelle: altro che corrispondenze di amorosi sensi all’ombra dei cipressi.
Lusciano sta vivendo una profonda fase di trasformazione del territorio. L’anima agricola del paese, testimoniata dalla presenza nei campi della vite maritata, tra poco sarà solo un ricordo. Ovunque cantieri per le ristrutturazioni e ampliamenti di villette monofamiliari, cantieri di palazzi e negozi in costruzione.
Si sarebbe costruito senza sosta, secondo la minoranza guidata nella pubblica assise da Dominga Inviti, anche durante l’entrata in vigore delle misure di salvaguardia, le quali hanno lo scopo di evitare che, nel periodo intercorrente tra l’adozione e l’approvazione definitiva di un piano urbanistico, il rilascio di provvedimenti che consentono attività edificatorie del territorio possa compromettere l’assetto urbanistico previsto dagli strumenti adottati, ma non ancora approvati. Durante il Consiglio comunale sull’approvazione del Puc, infatti, l’opposizione ha fatto anche riferimento ad un preciso permesso a costruire per delle villette a schiera rilasciato nell’ottobre del 2018, durante il periodo di salvaguardia, alla società 3C immobiliare di Aversa, riconducibile a parenti del sindaco.
Secondo l’opposizione ci sarebbero alcuni aspetti da chiarire: è possibile che, in quanto familiare del primo cittadino, l’amministratore della 3C abbia avuto accesso ad informazioni secretate relativamente a terreni edificabili non ancora edificati secondo il vecchio piano regolatore e che rischiavano di non essere più edificabili con il nuovo Puc? Risulta essere una coincidenza che il 3 luglio venga protocollata la richiesta del permesso a costruire poco prima della delibera di giunta con la quale si sarebbe adottato il Puc con le osservazioni dopo la pubblicazione sul Burc?
“La società 3C è stata costituita nel 2011, quei terreni erano già edificabili secondo il vecchio Prg e sono stati disposti tutti gli accertamenti del caso da parte dell’architetto Attilio Ferrara che ha redatto il progetto, da parte degli uffici comunali e da parte delle autorità competenti. Tutto regolare, si tratta di un becero attacco personale”, ci chiarisce il sindaco Esposito.
Sant’Antimo, Orta di Atella, Cesa, Aversa, Giugliano, Lusciano sono realtà che certificano che la ruspa, oggi simbolo politico tanto caro a Matteo Salvini, è ancora nel cuore di tanti: ci sono numerose abitazioni disabitate, ma ogni giorno sorgono nuovi cantieri. Chi governa conosce i gusti e gli interessi dei propri elettori, che sono la spinta per chi amministra a continuare sulla strada sbagliata. Costruite e sarete felici: ripensando alla antica bellezza dei nostri territori e alle desolanti escrescenze cementizie di oggi, non vale la pena chiedersi se le cose stiano davvero così.
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