Oggi Giovedì 30 marzo, presso l’aula magna della sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli (PFTIM), si è tenuto il convegno degli studenti della Facoltà dedicato al tema «Giovani: una sfida educativa» Presenti tra gli altri l’arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia, gran cancelliere della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, monsignor Armando Matteo, assistente nazionale della Fuci e attuale segretario per la sezione dottrinale del Dicastero per la dottrina della fede, Alberto Ravagnani il celebre prete influencer che conta centinaia di migliaia di followers su Instagram, Youtube e Tik Tok e Marco Rossi Doria sottosegretario all’Istruzione e grande esperto di politiche educative e sociali.

Un convegno interessante e profondo, seguito da una serie di workshop su numerosi temi ed esperienze sul campo, guidati da altrettanti esperti di primo piano che hanno posto l’attenzione sui giovani partendo dai metodi e limiti dell’evangelizzazione virtuale e reale arrivando alla catechesi attraverso un’evangelizzazione esperienziale che possa incidere sulle idee e sui valori dei giovani e, che prova ad inserirsi nel percorso avviato da Papa Francesco nel 2019 con il lancio del Patto Educativo Globale.
“La vita online – avevano dichiarato in una nota gli studenti – ormai appartiene alla quotidianità di tutti e influisce profondamente su ogni dimensione dell’esistenza, anche quella religiosa. La vita di tutti, specialmente delle nuove generazioni, si svolge sempre più nella dimensione online, sulle piattaforme social e attraverso le chat. Gli ambienti online non sono una simulazione di realtà, sono la realtà stessa delle relazioni interpersonali e sociali”.
“Credo che davvero ci voglia un esercito di educatori per presidiare i luoghi dei giovani, ma prima e soprattutto i luoghi degli adulti” afferma l’arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia “Anche se investire in questa direzione può sembrare sprecare tempo e non avere risultati immediatamente visibili, ricordiamoci che educare è l’arte più difficile. Guardiamo all’albero: è vivo anche quando le foglie sono cadute perché sono le radici che gli danno vita. Insomma, è decisivo ciò che non si vede, non ciò che appare. Costruiamo uomini e donne capaci di sfidare il futuro, perché ciò che noi insegniamo, e che soprattutto trasmettiamo oggi, la società lo ritroverà germogliato domani in una responsabilità che coinvolge il presente e il futuro. Le parole di cui dobbiamo tutti riappropriarci, accanto a educazione, sono responsabilità e credibilità perché questo è quello che ci chiedono i ragazzi”.
