Nelle giornate di sabato 28 e domenica 29 maggio le strade di Orta di Atella, in provincia di Caserta, risuoneranno al ritmo frenetico delle “battuglie” della città, ossia dei carri allegorici sui quali si esibiranno musicalmente le diverse compagnie locali di bottari. Messi alle spalle gli anni più bui della pandemia, si ritorna di nuovo a festeggiare lungo le strade e le piazze della città atellana riproponendo in chiave moderna le melodie, i suoni e i ritmi arcaici originari della Terra di Lavoro. Alla sfilata prenderanno parte diversi carri allegorici i quali ospiteranno i suonatori appartenenti alle principali compagnie musicali attive sul territorio, parliamo de ‘A nova cumpagnij di Salvatore Nappi, la compagnia Rione Croce Santa di Michele Castelli, E guagliun ra’ tradizione di Nicola Del Prete e la Compagnia Suon & Passion di Giuseppe Conte. Le compagnie sono vere e proprie organizzazioni a carattere associativo, musicale e aggregativo indirizzate soprattutto ai giovani, alcune delle quali sono impegnate da almeno una decina d’anni nella promozione di eventi legati al folklore locale e alle tradizioni dell’Agro atellano. I carri allegorici allestiti per l’occasione attraverseranno le principali arterie della città portando con loro i ritmi forsennati dei bottari locali, così da costruire un ponte generazionale tra passato e presente.

La due giorni di festa e di musica si protrarrà nelle giornate di sabato e di domenica con tre distinte sfilate: la prima si terrà la sera del 28 maggio e farà tappa in piazza Virgilio, nel borgo di Casapozzano, e in piazza Principessa Belmonte, Sott ‘a Teglia; la seconda parata si svolgerà nell’arco della mattinata di domenica 29 maggio lungo le strade della “zona nuova” di Orta di Atella con l’esibizione musicale dei bottari in via Clanio; la terza e ultima parata si terrà infine sempre nella serata di domenica con i carri musicali che percorreranno diverse strade del centro storico e del Rione Croce Santa per poi esibirsi in via San Massimo. Al termine della manifestazione i carri e le rispettive “battuglie” ritorneranno ognuna nel proprio rione. Si tratta altresì di un evento – fanno sapere gli organizzatori – dietro al quale si cela un complesso lavoro di organizzazione e di preparazione, con i suonatori impegnati nelle settimane precedenti alla manifestazione in lunghe prove musicali e sessioni ritmiche, mentre i membri delle compagnie provvedono alla realizzazione e all’allestimento dei carri allegorici affinché l’evento si svolga secondo la tradizione. La notte prima della manifestazione, inoltre, si tiene una lunga veglia nei pressi dei carri la quale rappresenta un importante momento di aggregazione e di condivisione popolare.

Ma dove e come nasce questa antica tradizione? Nata nella Terra di Lavoro, cuore vivo e pulsante della civiltà contadina nell’hinterland casertano, più precisamente nelle città di Portico di Caserta e di Macerata Campania, quella delle battuglie dei bottari è una delle forme musicali più antiche del folklore campano. I bottari sono tra i gruppi musicali più suggestivi e autentici nel panorama della musica popolare: rappresentano infatti la parte più profonda e viscerale delle tradizioni contadine tramandate nei secoli dalle popolazioni locali. Gli strumenti utilizzati sono perlopiù grossi tini e botti di legno contro i quali vengono fatti sbattere in maniera asincrona gli attrezzi del lavoro nei campi come falci e “mazzafuni”. I ritmi frenetici di queste percussioni improvvisate si rifanno agli antichi canti e rituali che i contadini intonavano durante il lavoro nei campi, in particolare nei periodi della raccolta della canapa, della vite oppure durante la mietitura del grano, prodotti che crescevano rigogliosi nelle fertili campagne dell’Ager Campanus.

Secondo un’antichissima tradizione sopravvissuta nei secoli, i contadini della Campania Felix utilizzavano gli attrezzi da lavoro come fossero delle percussioni dalle funzioni apotropaiche: si riteneva infatti che i forti rumori causati dai suoni degli attrezzi agricoli sbattuti violentemente contro le grosse botti di legno spaventassero le oscure presenze, così da scacciare via dai campi e dalle case demoni e spiriti maligni. Questi riti arcaici deriverebbero da ancestrali ricorrenze pagane legate alla celebrazione della fertilità dei campi, rituali che si svolgevano in concomitanza con l’alternarsi delle stagioni le quali, fin dall’antichità, hanno influenzato i periodi della raccolta e della mietitura. Si trattava di celebrazioni che avevano quindi una funzione propiziatoria affinché si potesse avere un buon raccolto, ma venivano svolte anche durante le fiere contadine per dimostrare la solidità e la robustezza degli attrezzi agricoli. Con la fine del paganesimo e l’avvento del cristianesimo, queste usanze finirono per essere assorbite dalle stesse festività religiose, in particolare dalle celebrazioni di Sant’Antonio Abate. Non è un caso che i carri allegorici realizzati per l’occasione prendano le forme di vascelli per rievocare la lunga traversata in mare del santo. Nei secoli, questi riti arcaici si sono così sposati con il culto di Sant’Antonio dando vita a celebrazioni uniche, capaci di unire fede, musica e folklore.

Durante le parate delle “battuglie” i carri, trainati in passato dai buoi, oggi vengono guidati da motrici meccaniche mentre si esibiscono decine di giovani percussionisti i quali battono con falci e bastoni le botti e i tini allestiti per l’occasione. Sono diverse le modalità ritmiche che accompagnano l’esibizione musicale e vanno dai ritmi più frenetici della “pastellessa”, che prende il nome dalla tipica pasta di Macerata Campania preparata con le castagne lesse, a quelli più dolci e lenti della “tarantella” cadenzata dai canti della tradizione partenopea. Tra i principali riscopritori e innovatori dell’antica tradizione dei bottari va sicuramente annoverato il compositore e cantautore partenopeo Enzo Avitabile, il quale è diventato negli anni uno dei principali ambasciatori della musica napoletana nel mondo, concentrando il suo lavoro compositivo sullo studio e sulla ricerca delle antiche usanze della Campania Felix mescolandole ai ritmi della world music e facendosi accompagnare, in numerosi tour e concerti, dai bottari di Portico di Caserta.
Ai bottari di Portico e alle “battuglie” di Macerata va senz’altro riconosciuto il merito di aver reso questa tradizione celebre in tutta Italia, facendo ballare migliaia di persone al ritmo forsennato della musica folk della Terra di Lavoro. Tradizioni antiche come queste vanno sicuramente preservate, sostenute e incoraggiate così da poter sperimentare nuove forme artistiche che facciano del connubio tra tradizione e innovazione uno dei principali incubatori e promotori del turismo culturale e dell’intrattenimento folkloristico in provincia di Caserta, generando anche un indotto economico positivo per le comunità locali. Prendere parte a queste manifestazioni equivale a immergersi nella storia millenaria di queste terre contadine, facendosi avvolgere da una commistione di suoni arcaici e di ritmi ancestrali che fanno vibrare il cuore e l’anima.

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