Due anni in meno di pena da scontare da parte dell’ex sindaco di Orta di Atella Angelo Brancaccio, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del legale dell’esponente politico fissando la condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione. In primo grado i giudici avevano previsto per Brancaccio 8 anni di carcere, poi ridotti a 6 anni e 8 mesi.
L’ex sindaco, che ha ricoperto anche gli incarichi di consigliere provinciale e regionale, ha già scontato buona parte della condanna e quindi è prossimo a ritornare un uomo libero. Gli ultimi pronunciamenti della giustizia su uno degli uomini politici più potenti della provincia di Caserta e della regione Campania tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, ci consentono di fare un’analisi approfondita su ciò che è accaduto in quel periodo sul territorio, fatti conclamati che continuano a condizionare anche le vicende di oggi.
Il nostro modo di intendere il giornalismo non prevede attacchi personali; riteniamo che così come non ci siano santi, non esistano neppure belzebù dalle lunghe code. Le nostre denunce riguardano sempre i sistemi di potere, i comitati di affari che, spesso, sono trasversali negli schieramenti politici che governano il territorio.
Angelo Brancaccio è stato, senza dubbio, a capo di un coagulo di interessi che ha provocato, in cambio dell’arricchimento di pochi, la devastazione urbanistica e sociale di una città. Alla fine, però, l’ex sindaco è diventato l’unico capro espiatorio, accusato di nefandezze da gran parte degli stessi cortigiani che, fino a quando la ruota girava, lo adulavano, mettendosi a sua disposizione, e che successivamente lo hanno abbandonato rispolverando la desueta e ormai abusata questione morale.
Le speculazioni edilizie a Orta di Atella sono avvenute alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti fin dal primo momento. Una colata di cemento denunciata da pochi coraggiosi, passata nel silenzio complice delle istituzioni. Resta ancora un mistero come le maglie della giustizia si siano strette attorno allo scempio ortese solo quando il danno era stato già portato a compimento.
Ad Orta di Atella mattone e criminalità sono sempre andati a braccetto. 1440 appartamenti sequestrati, edifici su edifici spuntati come funghi, frutto di un modello fondato esclusivamente sulle costruzioni selvagge, che si è sviluppato, nel corso degli anni. Come ultimo atto è arrivato lo scioglimento del Consiglio comunale da parte del Governo, per condizionamenti della camorra.
Un duro colpo per la nuova amministrazione comunale guidata da Andrea Villano, nata sulle ceneri della precedente gestione, con l’obiettivo di dare una svolta positiva alla città attraverso un’azione votata alla legalità. Era stata preannunciata una stagione di riforme, ma evidentemente alcuni legami con il passato non sono stati ancora recisi.
I protagonisti del mancato “rinascimento”, che a vario titolo sono stati al fianco di Brancaccio, esploso il bubbone giudiziario, hanno preso le distanze dall’ex sindaco, ma i blocchi di potere sul territorio sono rimasti intatti. Ora “il re di Orta”, come veniva definito dai cittadini negli anni d’oro, sta per tornare. Espiata la condanna si rigetterà nuovamente nell’agone politico? In città sono in pochi ad avere dubbi sulle sue intenzioni.
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