Un errore di lettura e di conseguente battitura di un cognome: una mail che non è arrivata, un dipartimento che non ha bloccato una scarcerazione, un boss della camorra che è finito ai domiciliari. La vicenda della scarcerazione eccellente di Pasquale Zagaria, fratello del capoclan Michele, ha assunto connotati grotteschi. L’ormai ex direttore generale della direzione detenuti e trattamento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), Giulio Romano, è stato ascoltato in audizione davanti alla commissione parlamentare antimafia. Tema dell’audizione è stata la circolare del 21 marzo scorso, relativa alla segnalazione di detenuti con patologie a rischio di complicanze e alla questione delle scarcerazione. Si è parlato di Pasquale Zagaria, la cui ‘libertà’ agli arresti domiciliari ha scatenato un gran trambusto. Il boss della camorra, si è scoperto, è uscito dal carcere per un banale errore di battitura.
Giulio Romano ha dichiarato che c’è stato un grave errore nell’indicazione della posta elettronica del dipendente del Tribunale di Sassari, imputabile all’ufficio e al personale della direzione che lui dirigeva. Da ciò che è risultato dall’audizione, si tratterebbe di un banale errore con la posta elettronica. Il protocollo informatico conosciuto come sistema “Calliope” consente di ottenere una conferma della ricezione della posta quando si tratta di pec (posta elettronica certificata), mentre quando la posta è ordinaria questa conferma non è più disponibile. Nessuno si era reso conto di questo problema che, fino a oggi, non è ancora stato risolto. Nel procedimento di citazione del Tribunale di sorveglianza di Sassari, il personale del Dap addetto alla ricezione degli atti ha letto un cognome invertendo due lettere: il dittongo “ai” è stato letto al contrario, quindi in “ia” e questo ha fatto sì che l’email non arrivasse mai.
Il presidente della commissione antimafia, Nicola Morra, al termine dell’audizione si è detto esterrefatto per ciò che è avvenuto. Pasquale Zagaria, quindi, mente economica del super gruppo camorristico dei Casalesi, dopo diciassette anni di latitanza e dopo essersi consegnato alle forze dell’ordine nel 2007, è stato scarcerato ed è finito ai domiciliari per un banale errore di battitura. Certo, tra qualche mese sarebbe stato scarcerato ugualmente per fine pena dopo circa sedici anni in carcere, ma gli avvenimenti raccontati da Giulio Romano hanno qualcosa di paradossale. Più precisamente, il Tribunale di Sassari aveva chiesto al Dap di valutare le condizioni di salute del boss, ma per un errore nell’invio della mail di risposta la comunicazione non è mai avvenuta. Oggi, comunque, Giulio Romano torna in commissione antimafia per una nuova audizione, come richiesto dal presidente Nicola Morra.
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