Le possibili nuove regole sul beneficio nel 2022, dopo il via libera alle proposte di modifica dato dal comitato scientifico. La stretta già annunciata dal governo dovrà però ora passare al Parlamento. Cosa potrebbe cambiare.
Introduzione di nuovi limiti e criteri di accesso per i beneficiari. Nel 2022, infatti, potrebbero cambiare gli importi erogati nel lungo periodo, così come il sistema dei controlli, che saranno più rigidi e frequenti per evitare i casi di frode.
La prima importante novità è sicuramente quella relativa agli importi. L’intenzione del Governo sarebbe quella di mantenere la misura di sostegno per i nuclei familiari più svantaggiati, concentrando però maggiori energie sui controlli e sull’avviamento al lavoro. In particolare, prima di assegnare la card, verranno potenziate le banche dati a disposizione degli organi di controllo, così che gli Istituti possano avere a disposizione delle informazioni corrette e aggiornate sulla situazione economica e familiare del soggetto che sta richiedendo l’aiuto. Ci saranno, contestualmente delle verifiche preventive al riconoscimento dell’assegno il cui importo decrescerà col passare del tempo.

In pratica, se il soggetto beneficiario verrà considerato occupabile ma continuerà a percepire l’aiuto, passati sei mesi da quanto è stata rifiutata la prima offerta di lavoro il sussidio di quest’ultimo inizierà ad essere ridotto di cinque euro ogni mese, fino a quando almeno uno dei membri della famiglia non sottoscriverà un nuovo contratto (e quindi sarà trovato un nuovo impiego). L’assegno, comunque, non potrà mai scendere sotto la soglia minima di 300 euro mensili.
La nuova stretta riguarderebbe anche i requisiti necessari per il mantenimento del sussidio nel tempo. Dal prossimo anno, il sussidio potrebbe essere bloccato se, in caso di seconda offerta di lavoro, il beneficiario non accetta il lavoro anche se temporaneo e della durata di almeno tre mesi anche lontano da casa: finora la sede di lavoro deve essere distante non più di 250 chilometri da casa e si potevano rifiutare tre proposte di impiego. Oltre, al rifiuto di due proposte di lavoro, il Rdc potrebbe decadere anche nel caso in cui un beneficiario non si presenti se convocato al centro per l’impiego.
Vengono ampliati inoltre i reati per i quali scatta l’immediata revoca. Dovrebbe essere prevista anche una stretta sui reati che impediscono di accedere alla misura. Se il beneficiario inizia a lavorare il sussidio viene sospeso, c’è però la possibilità di riattivarlo quando si perde il lavoro, opzione di cui tenere conto soprattutto in caso di contratti a tempo determinato. Il governo si prepara soprattutto a rafforzare i controlli per evitare che il sussidio vada a beneficiari che non ne hanno diritto. I Comuni sono chiamati a fare controlli anagrafici, di residenza e soggiorno, preventivi e successivi entro 90 giorni, se non lo fanno rischiano il danno erariale.

Verranno inoltre, potenziate le verifiche da parte dell’Inps sui requisiti patrimoniali indicati nella dichiarazione sostitutiva unica di chi richiede la prestazione con particolare attenzione ai beni posseduti all’estero, mentre gli elenchi con i percettori attuali del beneficio saranno inviati al Ministero della Giustizia per verifiche ed accertamenti. Tra le modifiche previste, non andrebbe firmata la dichiarazione di immediata disponibilità a lavorare presso i Centri per l’impiego, poiché quest’ultima sarà contestuale alla domanda di reddito di cittadinanza: senza, l’istanza è improcedibile
Nei giorni scorsi hanno fatto clamore i nuovi e numerosi casi venuti a galla sui cosiddetti furbetti del reddito di cittadinanza. Ad intascare senza titolo i soldi previsti dalla misura statale nullatenenti con Ferrari, personaggi che se la spassavano in barca, proprietari di svariati appartamenti, contrabbandieri di sigarette, lavoratori “in nero”, persone affiliate a clan malavitosi e c’è stato anche chi si è inventato di avere dei figli che non aveva: insomma. Purtroppo gli incassi illegali percepiti si concentrano in particolar modo in alcune regioni del Mezzogiorno (Campania, Puglia Abruzzo, Molise e Basilicata).

È emersa così una ennesima truffa ai danni dello Stato di quasi 20 milioni di euro indebitamente percepiti. I controlli delle forze dell’ordine, che proseguono incessantemente in tutto il Paese, tra il 2019 e il 2021 hanno portato alla luce circa 48 milioni di incassi illeciti a vario titolo.
Tra i denunciati la maggioranza sono italiani ma, anche se marginale, si registra un esiguo numero di truffatori stranieri. Ad oggi sul recupero delle somme versate, purtroppo non c’è nessuna certezza. Insomma, che qualcosa vada migliorato nell’impostazione della misura è chiaro, perché non è assolutamente possibile che si riconoscano 780 euro a un ventenne che gode di ottima salute e si dà una pensione di 270 euro a chi ha un’invalidità.
All’uopo l’Ocse (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) ha più volte chiesto all’Italia di abolire il reddito di cittadinanza e di sostituirlo con forme di sussidio legate a prestazioni lavorative.
Ma così non è stato, alla luce dei fatti, in tre anni sono stati elargiti soldi per non fare nulla. I Centri Impiego e i navigator non hanno aiutato a trovare lavoro ai percettori del Rdc e i beneficiari continuano a crescere giorno dopo giorno, sono ormai 3,8 milioni, il 6,3% della popolazione. Rafforzare i controlli, non serve altro che a scovare nuovi furbetti, ma non risolve il problema alla radice ;di questo passo i miliardi stanziati dallo Stato per il reddito di cittadinanza anno dopo anno non faranno altro che moltiplicare gli scandali e di certo non contribuiranno al benessere collettivo.
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