Le nuove norme volute dal governo Meloni faranno sì che un terzo dei nuclei possa essere escluso e addirittura i tre quarti di quelli composti da una persona sola. Le prime stime sostengono che potrebbero essere già 600mila i percettori che diranno addio tra sei mesi al sostegno. La misura verrà sostituita da una nuova prestazione che arriverà soltanto nel 2024, mentre le card degli occupabili, com’è noto, si disattiveranno già ad agosto.

Le nuove regole:
Perderà il diritto al beneficio chi tra i percettori attivabili rifiuterà un’offerta di lavoro da qui all’estate, una regola che potrebbe entrare in vigore anche prima di agosto. Poi c’è il capitolo della formazione obbligatoria per i più giovani: la mancata frequenza dei corsi comporta la perdita dell’assegno, ma la stretta in questo caso deve ancora concretizzarsi. Per definirne gli ultimi dettagli servono però i tempi tecnici, fanno sapere dal ministero del Lavoro. Insomma, il sussidio si avvia al capolinea. Per il mercato del lavoro, che secondo numerosi osservatori è stato in parte tenuto prigioniero dall’aiuto, in quanto quest’ultimo avrebbe avuto un effetto disincentivante sulla ricerca di occupazione, potrebbe trattarsi di una svolta importante.
Dagli ultimi dati pervenuti dall’Inps, nel solo anno 2022 sono stati spesi per il sussidio quasi 8 miliardi di euro, ehanno avuto accesso per almeno ad una mensilità alla misura di sostegno 1.685.161 famiglie, per un totale di 3.662.803 di persone coinvolte e un importo medio erogato pari a 551 euro. A beneficiare maggiormente del sussidio sono stati il Sud e le Isole.
Secondo i dati Anpal (l’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), aggiornati al 30 giugno del 2022 e diffusi a ottobre, emerge che sono 919.916 i beneficiari del reddito di cittadinanza indirizzati ai servizi per il lavoro. Di questi, ben 173mila (il 18,8%) sono occupati; 660mila (il 71,8%) sono tenuti alla sottoscrizione del patto per il lavoro e i restanti 86mila (il 9,4%) risultano esonerati, esclusi o rinviati ai servizi sociali. Dei 660mila beneficiari soggetti al patto per il lavoro (dunque non occupati, non esonerati e non rinviati ai servizi sociali) quasi i tre quarti, ossia il 72,8%, non ha avuto alcun tipo di contratto di lavoro subordinato o parasubordinato negli ultimi tre anni: sono circa 480mila persone.
Tra chi percepisce il reddito, coloro che erano stati presi in carico dai servizi per il lavoro erano soltanto 280mila al 30 giugno del 2022, di cui meno della metà erano quelli tenuti a intraprendere questo percorso. Mentre per i beneficiari occupati si nota una maggiore incidenza nelle regioni centro settentrionali, con valori compresi tra il 27% e il 31%, a fronte del 18,6% delle regioni del Sud e il 16,7% delle Isole
