Nell’ambito dei controlli per prevenire i reati in materia di ambiente nel comune di Terzigno, in provincia di Napoli, i militari del nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale di Napoli hanno ispezionato un’attività non censita, in cui mancavano i titoli autorizzativi. L’intero territorio controllato presentava quattro abitazioni civili adibite, però, a laboratori tessili. All’interno degli immobili sono stati rinvenuti nove lavoratori di nazionalità cinese. L’attività veniva gestita da tre soggetti, anch’essi cinesi, il tutto totalmente in nero. Nelle fabbriche sono stati ritrovati i resti dello smaltimento illecito dei rifiuti proveniente dalla lavorazione tessile, oltre all’assenza di norme sulla tutela dei lavoratori. Le attrezzature scoperte negli immobili, sul quale erano stoccati anche rifiuti tessili, sono state sequestrate penalmente. Dalle indagini è dunque risultato un sistema parallelo di gestione delle attività svolto senza seguire alcun tipo di normativa ambientale, sanitaria e fiscale.
Diversi giorni fa, a finire nei guai è stata la titolare di un bar di via Salvator Rosa, ispezionato dai militari della stazione Stella e dei reparti specializzati. Tre i lavoratori in nero sorpresi nel locale: nessuno di loro era stato formato sulla normativa anti-Covid e uno dei tre, un ventiquattrenne, è risultato beneficiario delreddito di cittadinanza. Per lui una denuncia per truffa ai danni dello Stato. Anche l’imprenditrice – una quarantaduenne di origini polacche – è stata denunciata perché aveva installato un impianto di videosorveglianza senza autorizzazione. Al bar è stata imposta la chiusura per cinque giorni e la donna sanzionata per oltre 14mila euro.
Ad aprile, invece, i carabinieri del nucleo investigativo della polizia ambientale, agroalimentare e forestale di Napoli hanno scoperto e sequestrato, a Ponticelli, un impianto clandestino di produzione di detersivi e igienizzanti. I prodotti, destinati alla rivendita a grossisti e società anche fuori regione, erano fabbricati in assenza di ogni autorizzazione prevista. Quattro i lavoratori in nero individuati a miscelare solventi e detergenti per la produzione di sanificanti e antibatterici. Le acque reflue di scarico, inoltre, erano scaricate illegalmente nella fogna pubblica. L’impianto, le attrezzature utilizzate e i detersivi ricavati illecitamente sono stati sequestrati e i due titolari denunciati. Valore del sequestro oltre i 500mila euro.
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