Una delle forme di tumore più letali, che colpisce il cervello, i suoi emisferi e più raramente il midollo spinale, restando limitato al sistema nervoso centrale, è il glioblastoma. Nell’ultimo decennio, purtroppo, non ci sono stati importanti progressi nella ricerca riguardante il trattamento del glioblastoma, a differenza di quanto accaduto per altri tipi di tumore. L’impiego dell’immunoterapia nel trattamento del cancro, fino a ora, ha avuto risultati soddisfacenti in varie forme tumorali, ma non per il glioblastoma. Facciamo un passo indietro cercando di capire cosa si intende per immunoterapia e perché risulta inefficace verso il glioblastoma. Su quale meccanismo si basa l‘immunoterapia oncologica? Sulla capacità delle cellule del nostro sistema immunitario di riconoscere antigeni tumorali e di conseguenza attaccare le cellule che li espongono sulla propria superficie. Difatti, le cellule malate rispetto a quelle sane sono caratterizzate dalla presenza di molecole di superficie differenti e dunque riconoscibili.

Il problema derivante dalle immunoterapie riguarda la tossicità e la penetrabilità della barriera emato-encefalica. Tale barriera è per molte sostanze impenetrabile, a causa della sua struttura. Se da un lato questo preserva da importanti e persino incurabili danni alle strutture da essa protette, dall’altro rende difficile il trattamento di patologie che affliggono tali strutture. Persino gli anticorpi non riescono ad oltrepassarla. Si è dunque pensato di sfruttare vettori virali per somministrare immunoterapie alle cellule tumorali del glioblastoma, così da superare alcuni ostacoli. Cosa sono i vettori virali? Sono dei virus ingegnerizzati (creati ad hoc) il cui scopo è trasportare una sostanza di nostro interesse all’interno delle cellule bersaglio, in questo caso immunoterapici in cellule tumorali: possiamo immaginarli come una sorta di “cavallo di troia”.
Studi preclinici basati proprio sulla consegna di immunomodulatori a cellule di glioblastoma, mediante l’impiego di tali vettori virali, hanno per il momento mostrato buoni risultati, che fanno ben sperare. Un’immunoterapia locale piuttosto che generalizzata in grado di agire in modo specifico, limitando o persino eliminando problemi di tossicità, potendo personalizzare la terapia a seconda del caso e delle condizioni del paziente e garantendo la sua totale sicurezza.
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