Cos’è il vaiolo delle scimmie?
Arrivano di giorno in giorno segnalazioni di casi in varie parti del mondo come Spagna, Stati Uniti, Portogallo, UK, Francia e, come segnalato poche ore fa, anche in Italia è stato purtroppo registrato il primo caso di vaiolo nelle scimmie allo Spallanzani di Roma. Al fine di evitare il dilagare della disinformazione, creando poi, solo in un secondo tardivo momento, grande allarmismo, come accadde per il Covid, è utile comprendere cos’è il vaiolo delle scimmie.
Si tratta di una rara malattia causata da un virus proveniente dai paesi tropicali del continente Africano (in particolare le regioni centrali ed occidentali) ed è così chiamato poichè fu scoperto nelle scimmie da laboratorio nel 1958. La malattia è causata dal Monkeypox virus, del genere Orthopoxvirus, , famiglia Poxviridae. Molti i casi registrati nella Repubblica Democratica del Congo e in Nigeria. La trasmissione avviene a partire dai roditori come scoiattoli, ratti, topi e conigli.
Anche gli uomini possono contrarre il vaiolo attraverso un morso delle scimmie infette o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni dell’animale. La malattia può diffondersi anche da persona a persona, tramite respirazione prolungata e, anche in questo caso, contatto diretto con i liquidi organici di una persona infetta o con oggetti contaminati dal virus.
In che modo si manifesta la patologia?
Le caratteristiche cliniche del vaiolo delle scimmie sono molto simili a quelle del già noto vaiolo. All’incirca 12 giorni dopo l’esposizione, la malattia si manifesta con sintomi quali: febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, rigonfiamento dei linfonodi, malessere generale e senso di spossatezza. In un arco di tempo di circa 1-3 giorni dall’insorgenza della febbre, il paziente manifesta eruzioni cutanee pustolari inizialmente simili a macchie. L’incubazione dura circa due settimane dal momento del contagio. Le forme finora osservate sono ritenute nella maggior parte dei casi “lievi”.
L’intera sintomatologia persiste dalle 2 alle 4 settimane ed in genere il virus non lascia strascichi. Purtroppo in paesi come l’Africa, il vaiolo delle scimmie è fatale per circa il 10% delle persone che contraggono la malattia, percentuale che potrebbe ridursi con una buona terapia di supporto.
Spontanea la domanda : Esiste un vaccino specifico?
Attualmente, non esiste un vaccino contro la monkeypox. Tuttavia è stato osservato che il già esistente vaccino contro il vaiolo, se somministrato tra 4 e 14 giorni dall’esposizione al virus può ridurre i sintomi ma non impedire del tutto di ammalarsi. L’efficacia è dell’85%.
Quali sono le norme di prevenzione?
Sono comuni a quelle già ormai note per evitare in generale le malattie infettive, ovvero le stesse apprese durante il Covid:
- l’igiene personale
- il lavaggio delle mani
- rivolgersi immediatamente al proprio medico se si notano sintomi come sopra elencati senza creare allarmismo
- distanziamento