Sono in tanti quelli che, sfidando le nefaste previsioni relative al Covid e con tanto di certificato verde al seguito, scelgono di trascorrere le vacanze all’estero, ma in questo clima di incertezze la maggior parte degli italiani resterà nell’amato Bel Paese. In effetti, c’è solo l’imbarazzo della scelta tra spiagge paradisiache, città d’arte, Parchi Nazionali e, perché no, un tour tra le architetture spontanee.
John May, nel suo testo, le definisce “Architetture senza architetti”: costruzioni realizzate con tecniche tradizionali e con materiali facilmente reperibili. Un processo che oggi, decisamente, potrebbe essere definito “eco-sostenibile”. All’uopo, inizieremo a parlare di alcune tipologie, per poi proseguire il nostro viaggio attraverso le ‘’architetture spontanee’’ nelle prossime settimane.

Un esempio che, almeno una volta nella vita, vale la pena vedere è il Trullo. Oltre 1.600 trulli sono disseminati in Puglia, in particolare nella valle dell’Itria. Sono costruzioni sostanzialmente a secco, a base quadrata e con tetti conici. Sono costruite direttamente sulla roccia, quindi senza fondazioni, con una tecnica che non prevede l’ausilio della malta. I tetti sono costituiti da lastre calcaree piatte, dello spessore di 6/7 centimetri, denominate chiancarelle. Essi terminano con un pinnacolo decorativo in gesso e sulla superficie spesso compaiono decorazioni a calce, che rappresentano simboli mitologici o religiosi, come le croci.
All’interno, grazie agli spessori murari e al microclima che vi si crea, si gode di una frescura naturale. Oggi, oltre a visitare i trulli, è possibile vivere un’esperienza più completa. In che modo? Soggiornandovi. Molte masserie, infatti, sono state ristrutturate e trasformate in veri e propri resort, che coniugano l’ospitalità alla ristorazione tipica. I più famosi? Quelli di Alberobello, tra l’altro dichiarati Patrimonio dell’Unesco.

Altra tipologia di architettura spontanea, molto frequente nel bacino del Mediterraneo, è la casa-grotta. Un esempio, il più noto, è quello dei Sassi di Matera. Si tratta di uno straordinario esempio di case scavate interamente nel tufo e collegate tra loro in modo disordinato e casuale. Sorprende il fatto che oggi siano meta ambita di turisti provenienti da tutto il mondo, mentre fino agli anni ‘50 l’intero complesso fu chiuso poiché versava in un pessimo stato di degrado, soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario. I circa ventimila abitanti, abituati a condividere la grotta con gli animali, furono obbligati a trasferirsi altrove e, per evitare che le case fossero ri-occupate abusivamente, si decise di murarle. Solo alla fine degli anni ‘80 lo Stato intervenne stanziando circa 100 miliardi delle vecchie lire riappropriandosi del complesso, anch’esso, oggi dichiarato Patrimonio dell’Unesco.

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