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Home Inchieste

Ambulanze intelligenti e chirurgia a distanza: i veri effetti della rete 5G sulla salute

Giuseppe Scuotri di Giuseppe Scuotri
24 Maggio 2020
in Inchieste, Scienza
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5g matteo trimarchi ambulanze

L’avvento della rete 5G in Italia sta portando con sé un certo numero di polemiche e preoccupazioni. C’è, infatti, chi teme che le nuove antenne possano risultare dannose per la salute umana, una paura che, quando irrazionalmente mutata in convinzione, ha portato a numerosi atti di vandalismo ai danni dei nuovi dispositivi in tutto il Paese e, in alcuni casi, a ordinanze comunali che ne hanno bloccato l’installazione. Quando si va a scavare a fondo nella materia, tuttavia, queste teorie appaiono frutto di una conoscenza dei fatti errata o, nella migliore delle ipotesi, estremamente lacunosa: mentre tali presunti effetti nocivi non sono, infatti, supportati da evidenze scientifiche, le innovazioni e le nuove possibilità d’intervento che il 5G porterà in campo medico sono già tangibili e, in molti casi, si tratta di migliorie tecnologiche che promettono di salvare molte vite umane, come la capacità di operare pazienti a distanza e fornire le ambulanze di strumenti mai visti prima.

Il professor Matteo Trimarchi, otorinolaringoiatra dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano, l’8 ottobre del 2019 è stato protagonista della prima dimostrazione pratica di impiego della rete 5G in campo chirurgico in Italia: “Ho effettuato una simulazione di intervento di microchirurgia laser transorale: in sala operatoria non c’era un paziente, ma un modello che riproduceva un polipo sulle corde vocali – racconta -.  Il modello di laringe sintetica era all’ospedale San Raffaele mentre io ero al Vodafone Village, a 11 chilometri di distanza. La caratteristica principale di questa tecnologia – spiega Trimarchi – è la bassissima latenza, grazie alla banda ultra-larga e l’alta affidabilità del 5G. Sono riuscito a comandare il laser e le pinze manipolatrici del robot, ricevendo allo stesso tempo un video stereoscopico dell’area di intervento. L’esperimento è stato veramente un successo”. Le implicazioni positive che una vasta diffusione di questa tecnologia avrebbe sono evidenti: permetterà ai medici di poter visitare e operare pazienti in zone diverse, lontane centinaia di chilometri tra loro, senza muoversi dal proprio ospedale. “Da un punto di vista pratico non vi è differenza con la tecnica tradizionale, ma questa dimostrazione apre la strada alla medicina del futuro, in cui le competenze medico-chirurgiche potranno essere disponibili su una scala sempre più ampia, eliminando le barriere geografiche. Si pensi solo – sottolinea Trimarchi – a quante persone un medico potrebbe operare e salvare, senza bisogno di spostarsi, in un Paese del terzo mondo”.

L’ospedale San Raffaele di Milano è uno dei centri italiani di riferimento per la sperimentazione delle nuove possibilità fornite alla medicina dalla rete 5G. Una delle applicazioni più interessanti, in tal senso, riguarda il comparto delle ambulanze, a cui questa nuova tecnologia conferirà capacità di produzione e trasmissione dati senza precedenti, preziosissime nella gestione delle emergenze e del primo soccorso sul campo. “Quello che sarà profondamente diverso e innovativo nell’avere ambulanze connesse in 5G – a parlare è il dottor Roberto Faccincani (nella foto, all’esterno del pronto soccorso), coordinatore dell’area chirurgica del pronto soccorso del nosocomio milanese – è la possibilità di inviare e ricevere informazioni con la qualità, la velocità e l’affidabilità garantite dalla nuova tecnologia”. Con telecamere e strumenti di connessione di ultima generazione, infatti, le ambulanze sanno in grado di catapultare i medici direttamente sul luogo dell’intervento in esterna, al fianco dei sanitari sul campo: ”Il soccorritore, tramite un supporto tecnologico visivo, invierà le immagini della scena dell’evento e del paziente al medico in ospedale – spiega Faccincani – quest’ultimo potrà così effettuare una vera e propria visita, guidando l’operatore sanitario in azioni e manovre di cui vedrà direttamente e con grande fedeltà il risultato”.

Le nuove funzionalità delle ambulanze non si fermeranno alla fase di prima assistenza: il paziente potrà essere monitorato in maniera più approfondita ed efficace durante il tragitto verso il pronto soccorso. “La tecnologia 5G – spiega il coordinatore dell’area chirurgica – consentirà l’invio al medico dei parametri vitali e di tutte le informazioni necessarie per formulare un’ipotesi diagnostica e consentire il trasporto diretto alla struttura di cura più idonea. Tale struttura, contestualmente, verrà allertata in tempo reale e si troverà pronta ad accogliere il paziente”. Le ricadute dirette per la sopravvivenza di persone bisognose di cure veloci sono incalcolabili: “È verosimile che questo avvicinarsi del medico al paziente ridurrà il tempo tra l’evento acuto e il trattamento definitivo – prevede Faccincani – minor tempo per fare diagnosi, minor tempo per raggiungere il luogo di cura adeguato, minor tempo di attesa per l’allertamento delle risorse non disponibili 24 ore al giorno – molte risorse, infatti,  sono attive in orario diurno feriale mentre sono reperibili, cioè attivabili a chiamata, di notte e nei giorni festivi -. Questo è di assoluto rilievo – evidenzia – soprattutto per quelle patologie che vengono definite ‘tempo dipendenti’ come ictus, infarto miocardico e trauma. In questi casi, infatti, è documentato un grande miglioramento dell’outcome del paziente per ogni minuto di riduzione del tempo tra l’evento e la cura definitiva. Miglioramento dell’outcome – conclude Faccicani – significa meno morti e minor invalidità”.

Un nuovo modo di intendere la connettività che, come sottolinea l’ingegner Alberto Sanna, (nella foto) direttore del centro di tecnologie avanzate per la salute e il benessere del San Raffaele, non si servirà di congegni fantascientifici, ma di strumenti già esistenti o di prossima larga immissione sul mercato: “L’ampiezza della banda disponibile – spiega – permette l’invio bidirezionale di segnali ricchi di valore informativo: video ad alta definizione gestibili con dispositivi elettromedicali ad oggi già disponibili e con altri che, grazie ai passi da gigante fatti nel campo della miniaturizzazione dell’elettronica e all’estensione tecnologica del settore di gestione delle emergenze, saranno via via sempre più disponibili”. La capacità di trasmettere una quantità di dati notevolmente maggiore, oltre a implementare in maniera significativa le comunicazioni fra veicolo e ospedale, potrà essere sfruttata in maniera trasversale, adattandosi di volta in volta a situazioni diverse: “Queste possibilità – spiega Sanna – sono significative se si pensa ad interventi di soccorso multipli e contemporanei, eventi nei quali è richiesto l’intervento di più ambulanze che non solo devono essere connesse con la centrale operativa e gli ospedali, ma anche coordinate tra di loro sul luogo dell’emergenza”.

Soluzioni nuove si apriranno anche in scenari d’intervento particolarmente ostici. La possibilità di mandare in avanscoperta un drone, ad esempio, fornirà agli operatori che lo pilotano dall’ambulanza dati e immagini da prospettive altrimenti impensabili: “Sarà possibile integrare nei veicoli un drone da utilizzare come ‘tender’, per usare una analogia nautica – afferma Sanna – con una doppia modalità di connessione: sia wireless sia tethered. Alla luce dell’esperienza fatta in questo progetto – racconta – ritengo particolarmente interessante poter usufruire, in alcuni contesti di emergenza, di una vista dall’alto del campo d’azione, sia per la ricognizione di aree inaccessibili o pericolose ai veicoli e al personale sia per l’organizzazione del soccorso stesso quando l’area di intervento abbia una notevole estensione”.

 

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Tags: Milano
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