Continuano a tener banco le polemiche sul rientro in aula degli studenti campani, tra gruppi di genitori che si fanno la guerra a oltranza sui social network, proteste degli studenti che chiedono maggiore sicurezza e un’incertezza sempre più diffusa tra migliaia di famiglie bombardate da comunicazioni spesso di segno opposto, ricorsi e controricorsi, mentre il Covid-19 prosegue nella sua corsa, tra varianti e mutazioni, incurante dei vari colori delle zone di rischio e delle divisioni sempre più acute presenti tra le istituzioni e nel corpo sociale.
Dopo le inquietanti immagini odierne di assembramenti all’esterno di molte scuole napoletane, diffuse dai media e da parecchi genitori sui loro profili social e condivise anche su quello del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel pomeriggio è stata costretta a intervenire anche l’Unità di crisi regionale, che in un comunicato ufficiale ha richiamato i sindaci a maggiori controlli e i cittadini al senso di responsabilità e al rispetto delle regole. “In relazione alle notizie e alle immagini pervenute all’Unità di crisi, e alle relative verifiche effettuate, che testimoniano – si legge nella nota – diffuse situazioni di assembramento davanti agli istituti scolastici, si invitano i sindaci a predisporre mirati servizi di controllo da parte delle polizie municipali, in particolare nelle fasi di ingresso e di uscita di alunni e studenti dagli istituti scolastici. L’Unità di crisi ricorda che occorre mantenere alta la guardia contro i contagi e che – conclude il documento – la situazione generale deve assolutamente invitare tutti al rispetto dei protocolli di sicurezza, e in generale a osservare comportamenti prudenti e responsabili“.
Intanto, a Napoli, in mattinata gli studenti che aderiscono all’Osservatorio popolare studentesco hanno occupato il liceo Labriola, per protestare in vista del ritorno in aula, previsto per le superiori il 1 febbraio. Gli studenti hanno fatto sapere che non si fermeranno con la loro protesta, “finché non potremo tornare – hanno spiegato all’Ansa – in una scuola sicura che ci permetta di non contagiarci e di non portare il contagio ai nostri cari“.

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