È un bilancio importante quello delle operazioni di controllo portate avanti, nei mesi di marzo, aprile e maggio dai carabinieri del comando unità forestali, ambientali e agroalimentari nelle aree del bacino idrografico del fiume Sarno, al fine di contrastare l’abbandono di rifiuti e gli sversamenti illeciti da parte di imprese operanti sul territorio. In una prima fase, svolta durante il periodo dell’emergenza sanitaria, i Carabinieri del Noe di Napoli e Salerno hanno eseguito campionamenti delle acque, sia ante sia post quarantena, in sei diversi punti del fiume, avvalendosi della collaborazione del personale Arpac per l’analisi dei parametri chimico-fisici, batteriologici e per verificare la presenza eventuale di fitofarmaci. Questo ha permesso di risalire alle fonti inquinanti e restringere il cerchio intorno alle attività produttive su cui concentrare le verifiche. Successivamente, i militari dei gruppi di Napoli, Avellino e Salerno hanno censito e suddiviso per tipologia le 247 principali attività produttive presenti sui territori attraversati dal fiume Sarno e dai suoi affluenti, i torrenti Solofrana e Cavaiola, dando quindi il via a una serie di verifiche nei principali impianti potenzialmente impattanti sullo stato delle acque.
Gli accertamenti condotti hanno permesso di individuare e differenziare le probabili cause che contribuiscono al pesante inquinamento dei corsi d’acqua presi in esame. I primi colpevoli sarebbero gli scarichi di reflui industriali, effettuati da aziende che approfittano delle avverse condizioni meteo per liberarsi illegalmente dei loro scarti. A seconda della provenienza del campione, questi agenti inquinanti variano nella composizione: sarebbero infatti di origine prevalentemente conciaria per quanto concerne il torrente Solofrana mentre, per quanto attiene al Sarno, gli scarichi provengono da industrie conserviere. Altre cause riscontrate sono gli scarichi provenienti dalla rete fognaria e quelli di acque meteoriche di dilavamento, provenienti dai piazzali esterni delle attività conciarie e industriali in genere e interessati dallo stoccaggio di rifiuti speciali o dal deposito di materiali contaminati.
Complessivamente, sono stati 8 i sopralluoghi effettuati dai militari assieme al personale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale nell’area del Sarno. Ben 87, invece, le attività produttive controllate e, in 6 casi, è stato predisposto il sequestro di scarichi abusivi attraverso l’apposizione di un tappo di cemento. Su 26 ulteriori impianti industriali passati al setaccio, sono stati sequestrati altri 6 scarichi non a norma. Il deferimento all’autorità giudiziaria è scattato per 48 persone, mentre le sanzioni amministrative comminate, in totale 15, sono arrivate globalmente a circa 40mila euro. Le attività di controllo sono tuttora in corso e continueranno nel prossimo futuro, sia d’iniziativa che su delega delle Procure di Avellino, Salerno, Torre Annunziata e Nocera Inferiore, nonché in attuazione delle verifiche previste e pianificate nell’ambito dell’accordo di collaborazione operativo siglato il 16 ottobre 2019 dal comando carabinieri per la tutela ambientale e dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino meridionale.
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