Lo scorso 9 dicembre, gli studiosi dell’Ihu Méditerranée Infection di Marsiglia hanno rilevato in 12 pazienti di Forcalquier, piccolo comune di poco più di 4mila abitanti situato nel Sud della Francia, una variante sconosciuta del Covid-19. Gli scienziati che l’hanno identificata hanno già lanciato l’allarme, definendola “nuova variante del coronavirus”. Il paziente zero era tornato da un viaggio in Camerun, e questo fa supporre che l’infezione possa provenire dal paese africano. La nuova variante del virus è stata verificata in 67 pazienti Covid ricoverati. Il timore degli esperti, naturalmente, è che possa essere più virulenta delle mutazioni fin ora note, sembrerebbe avere 46 nuove mutazioni e 37 soppressioni immunitarie, di cui 23 localizzate sulla proteina Spike. Dunque, più di quelle identificate per la variante Omicron. Ma serviranno approfondimenti che già sono stati avviati.
Ad aumentare l’attenzione su questo caso, nei giorni scorsi, la pubblicazione in versione pre-print, quindi non ancora convalidato da istituzioni scientifiche, sulla piattaforma “Medrxiv”, del lavoro di ricerca degli studiosi francesi su questa nuova variante. La discussione tra gli esperti si è accesa e gli stessi si sono dimostrati divisi nell’approccio alla mutazione e nella definizione della portata della minaccia che può comportare. Da una parte per il bassissimo numero di casi finora individuati, 12 come detto, per cui risulta ad oggi impossibile valutare la potenziale pericolosità.
Intanto l’Organizzazione mondiale della sanità, dal canto suo, vigila a distanza. E l’esperta Oms Maria Van Kerkhove via Twitter ricorda che la ‘madre’ di questa sottovariante – B.1.640 – è stata “classificata come ‘Variante sotto monitoraggio’ (Vum)” dall’agenzia Onu per la salute già “da novembre” e che l’Oms ha un solido sistema per intercettare e valutare le evoluzioni di Sars-CoV-2.