Michele Zagaria, storico boss del clan dei Casalesi, è stato condannato a tre anni, nove mesi e venti giorni di carcere per aver minacciato il direttore dell’istituto penitenziario di Milano-Opera. Il boss della camorra, originario di Casapesenna, nell’Agro aversano, è attualmente detenuto in regime di 41 bis nel penitenziario di Tolmezzo, vicino Udine, dove sta già scontando la pena dell’ergastolo per i gravissimi reati compiuti nel corso della sua lunga attività criminale. L’ennesimo processo portato avanti nei suoi confronti si è chiuso con la condanna definitiva da parte del Tribunale di Milano. Il pubblico ministero milanese Stefano Ammendola aveva chiesto una condanna superiore agli otto anni per ben undici capi di imputazione commessi da Michele Zagaria all’interno del carcere di Milano. La difesa, tuttavia, guidata dall’avvocato Paolo Di Furia, ha convinto i giudici a ridurre la pena a tre anni, in quanto alcuni fatti commessi dal reo non sussisterebbero. I giudici milanesi hanno così condannato il boss dei Casalesi per i reati compiuti di minacce, lesioni e danneggiamento, scagionandolo però dalle accuse di resistenza a pubblico ufficiale e dall’aggravante mafiosa, contrariamente a quanto chiesto dall’accusa.

I reati contestati al boss del clan dei Casalesi sono avvenuti tra il 5 e il 19 maggio del 2018, durante la sua detenzione all’interno del carcere di Opera. Zagaria avrebbe infatti distrutto prima le telecamere di videosorveglianza poste all’interno della sua cella, poi avrebbe schiaffeggiato gli agenti di polizia penitenziaria corsi per fermare il detenuto. Il capoclan, non contento, avrebbe inoltre minacciato di morte i medici psichiatrici, affermando che li avrebbe fatti affogare con una busta, per poi rivolgersi al direttore del penitenziario apostrofandolo come un sacco dell’immondizia. Il boss avrebbe infine minacciato l’agente penitenziario che ha fatto rapporto circa la sua pessima condotta in carcere. Proprio la settimana scorsa è tornato in cella Pasquale Zagaria, fratello di Michele, dopo cinque mesi di arresti domiciliari concessi dai giudici del Tribunale di sorveglianza di Sassari a causa dell’emergenza epidemiologica.
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