Il Napoli vince la sesta Coppa Italia della sua storia, battendo la Juventus 4-2 dopo i calci di rigore al termine di una finale tesa ed equilibrata, con gli azzurri, però, che nei tempi regolamentari (finiti 0-0) vanno più vicini al gol rispetto agli avversari, colpiscono anche due pali e meritano la vittoria che poi arriva puntuale con i tiri dal dischetto. Nel momento decisivo si fa notare subito il portiere azzurro Alex Meret, che para con grande sicurezza il primo rigore di Dybala, mentre capitan Insigne segna con freddezza il suo. Al secondo giro, Danilo tira alto e Politano mette a segno portando i suoi su quel doppio vantaggio che resiste fino al termine. A seguire, infatti, segnano da una parte e dall’altra Bonucci, Maksimovic, Ramsey e, per il gol decisivo, quell’Arek Milik subentrato nel secondo tempo a un Mertens (che oggi ha rinnovato fino al 2022) limitato da qualche problemino fisico. È la vittoria di Rino Gattuso, che in pochi mesi ha saputo ricompattare un ambiente a pezzi e stasera in campo ha imbrigliato il gioco di Maurizio Sarri con uno schieramento granitico ed elastico, ma anche con una superiorità atletica che è emersa prepotententemente durante il secondo tempo. “Appartenenza”, ha gridato l’allenatore calabrese ai suoi giocatori, durante i festeggiamenti finali a centrocampo. E in questa parola è racchiusa l’essenza del Napoli di Gattuso.

La finale romana inizia in uno stadio Olimpico deserto, come da protocolli di sicurezza post-Covid, con le due squadre che entrano in campo con molti giocatori a volto ancora coperto dalla mascherina protettiva. Sugli spalti, c’è spazio soltanto per pochi intimi: tra loro, i presidenti di Federcalcio e Lega Serie A, Gravina e Dal Pino; quelli delle due società, Aurelio De Laurentiis (con la moglie Jacqueline) e Andrea Agnelli, con gli altri dirigenti seduti a distanza di sicurezza; e tutto solo in un angolo della tribuna d’onore anche il commissario tecnico della nazionale italiana, Roberto Mancini, recordman di vittorie in Coppa Italia con sei trionfi da giocatore e altri quattro come allenatore. Dopo l’intenso minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del Coronavirus (tutti i giocatori indossano una fascia nera sul braccio sinistro), i primi dieci minuti vedono la Juventus stabilmente nella metà campo azzurra e il Napoli impegnato a chiudere tutti gli spazi, tenendo le due linee di centrocampo e difesa strette, compatte e molto basse. Sono molti gli errori tecnici tra le fila dei partenopei, soprattutto nella costruzione in palleggio dal basso, anche a causa del pressing bianconero. Dopo pochi minuti, il primo tiro in porta è proprio della Juventus e arriva per un errore di Callejòn, che sbaglia un retropassaggio ai limiti della propria area di rigore e consegna il pallone a Dybala, veloce a girarlo verso Cristiano Ronaldo, sul quale però è molto bravo Meret a respingere in tuffo a terra.
Il Napoli continua a palleggiare con insistenza nello stretto per costruire il gioco da dietro, ma continua anche a perdere troppi palloni, spesso concedendo potenziali occasioni da rete agli avversari, con Gattuso letteralmente infuriato in panchina. Al ventitreesimo minuto, però, si vedono anche in attacco gli azzurri, con un grande calcio di punizione di Lorenzo Insigne, che da una ventina di metri colpisce il palo alla destra di Buffon. Il gioco adesso appare più equilibrato, col Napoli che inizia ad affacciarsi con maggiore frequenza nella metà campo bianconera. La tensione è palpabile, con le squadre molto attente a chiudersi per non lasciare campo libero agli avversari. Al trentanovesimo, c’è una bellissima uscita bassa di Meret, che anticipa un Ronaldo lanciato dall’ennesima palla persa dal Napoli in uscita. Impetuoso break azzurro, quindi, negli ultimi cinque minuti della prima frazione: prima Mertens s’insinua in serpentina in area bianconera e porta Insigne al tiro, poi sulla ribattuta è Demme a sfruttare un rimpallo e a inserirsi per concludere forte a rete, con Buffon costretto a salvare in calcio d’angolo e a ripetersi sul successivo tiro da fuori area ancora del capitano partenopeo.

Nel secondo tempo, il Napoli è subito più propositivo rispetto alla prima frazione e arriva presto anche al tiro con un destro alto di Callejòn dal limite dell’area. Gli uomini di Gattuso adesso fanno correre la palla in modo più veloce e fluido rispetto al primo tempo e riescono spesso a trovare la Juventus un po’ scoperta sui capovolgimenti di fronte. Anche perché la condizione dei bianconeri appare sempre più deficitaria man mano che trascorrono i minuti, mentre al contrario la crescita atletica del Napoli è altrettanto evidente. Così, anche la costruzione in palleggio dal basso riesce adesso molto meglio agli azzurri, che chiedono spesso anche a Meret di partecipare al giro palla, mentre il pressing degli avversari scema col passare dei minuti. Quando scocca l’ora di gioco, c’è ancora una bella azione azzurra, che coinvolge in velocità Zielinski, Mertens, Insigne, Mario Rui, per concludersi con l’inserimento di Fabian Ruiz che tira forte appena da fuori area, mandando però a lato. Il Napoli ora pressa un po’ più alto gli avversari, anche se il ritmo del match resta certamente non elevato, com’è normale dopo oltre tre mesi di stop e con una condizione atletica che non può essere ottimale. In più, va detto, si percepisce chiaro il grande rispetto che c’è tra due squadre che si temono molto e, per questo, puntano innanzitutto a limitare gli errori e, quindi, i possibili danni.
Nel valzer delle sostituzioni (nel calcio post-Covid, sia in campionato che in Coppa Italia, possono essere cinque a partita), entrano in campo uno dopo l’altro Politano e Milik per Callejòn e Mertens tra gli azzurri, Danilo per Douglas Costa tra i bianconeri; poi, via via, anche Elmas, Allan e Hysaj da una parte e Ramsey e Bernardeschi dall’altra. Proprio il neo-entrato Politano dà nuova verve al gioco azzurro, prima rendendosi pericoloso con un tiro velenoso nell’angolino basso, con Buffon che non si lascia sorprendere e blocca a terra, poi lanciandosi in velocità in spazi sempre più ampi (i bianconeri sono sulle gambe) e scodellando con una certa continuità palloni invitanti a centro area per Milik o per Insigne, che converge dalla fascia opposta. Al settantaduesimo minuto, il centravanti polacco spara alto un bel pallone arrivatogli rasoterra proprio dalla destra. Mentre dieci minuti più tardi è ancora Politano a inserirsi centralmente in area e a colpire di testa, seppur debolmente, su un cross tagliato di Hysaj dalla sinistra. Ci si avvia così verso la fine, ma c’è tempo ancora per un inserimento di Insigne, che calcia a lato da dentro l’area, ma decentrato; quindi, per un tiro di Dybala respinto in calcio d’angolo da Koulibaly; infine, per l’occasione più clamorosa dell’intero match, in pieno recupero, con Maksimovic che di testa su calcio d’angolo impegna Buffon a terra e, sulla respinta, Elmas che da pochi passi tira a botta sicura colpendo ancora una volta il portiere juventino e poi il palo (è il ventinovesimo legno della stagione azzurra). Come già nelle semifinali, non si disputano i tempi supplementari e, così, si va direttamente ai calci di rigore, dove Meret conferma la sua ottima serata parando il primo tirato da Dybala e dando il via alla sequenza vincente degli azzurri, conclusa al quarto giro dalla decisiva trasformazione di Milik, che fissa il punteggio sul definitivo 4-2.

Quella di stasera è la sesta Coppa Italia vinta dal Napoli nel corso della sua storia. Le cinque precedenti risalgono alle stagioni 1961-1962, 1975-1976, 1986-1987, 2011-2012 e 2013-2014. Le ultime due erano state conquistate dalla nuova società presieduta – dopo il fallimento, l’acquisto del club e la ripartenza dalle categorie inferiori – da Aurelio De Laurentiis, che quindi oggi fa tripletta per ciò che concerne il secondo trofeo calcistico nazionale. Le vittorie precedenti arrivarono, sempre all’Olimpico, ancora contro i bianconeri (2-0, con reti di Cavani su rigore e Hamsik) e la Fiorentina (3-1, con doppietta di Insigne e gol di Mertens, nella maledetta notte dell’omicidio del tifoso azzurro Ciro Esposito). Col successo di stasera, dunque, Gattuso diventa il terzo allenatore dell’era De Laurentiis ad aver sollevato la coppa, dopo Walter Mazzarri e Rafa Benitez.
E grandi meriti per la vittoria in questa edizione della Coppa Italia vanno proprio all’allenatore calabrese, capace di ricompattare un gruppo che sembrava a fine ciclo e di rilanciarlo nella corsa verso questa vittoria – col suo Napoli che, tra quarti di finale, semifinali e finale ha eliminato Lazio, Inter e Juventus – e, come ha auspicato il presidente De Laurentiis durante i festeggiamenti in mezzo al campo, anche nella possibile rincorsa a quel quarto posto in Serie A che varrebbe la qualificazione alla prossima edizione della Champions League, torneo da sempre strategico nella gestione sportiva e finanziaria della società azzurra. Ma di questo ci sarà tempo per riparlarne, perché stasera per il Napoli e per Napoli è il momento della festa, con decine di migliaia di persone che al fischio finale si sono riversate in strada, nonostante le regole sul distanziamento sociale, e con tanti caroselli di auto e fuochi d’artificio che sono andati avanti fino a notte inoltrata.
Segui già la pagina Facebook Il Crivello.it?
Commenti riguardo questo post