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Home Rubriche Salute e Benessere

Nasce in laboratorio il pomodoro biofortificato, contro la carenza di Vitamina D. 

Il consumo di solo due di questi pomodori freschi al giorno potrebbe riuscire a soddisfare la dose giornaliera raccomandata di vitamina D

Dott.ssa Lucia Santoro di Dott.ssa Lucia Santoro
25 Maggio 2022
in Salute e Benessere, Scienza

La strategia di biofortificazione potrebbe aprire nuovi orizzonti. Nasce in laboratorio una nuova linea di pomodoro in grado di contrastare la carenza di vitamina D:nuove prospettive per la produzione di pomodori geneticamente modificati contenenti una vitamina fondamentale per la salute delle ossa e del sistema immunitario, un rimedio importante contro infezioni, tumori, Parkinson e demenze.  Il risultato di queste ricerche è stato pubblicato su Nature Plants da un gruppo internazionale coordinato dal Cnr-Ispa(dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce) in collaborazione con il John Innes Centre di Norwich, in Gran Bretagna e con il Centro di ricerca genomica e bioinformatica del Crea.

“L’assunzione quotidiana di questa importantissima vitamina può avvenire prevalentemente da fonti animali come latte, uova, olio di fegato di merluzzo e salmone. Gli alimenti di origine vegetale non ne contengono, tranne alcuni funghi in grado di produrre pro-vitamina D2, che è tuttavia meno attiva rispetto alla pro-vitamina D3. La conversione da pro-vitamina D2 o D3 a vitamina D avviene esponendo la pelle alle radiazioni UV, che però in maniera prolungata e inadeguata può comportare rischi anche gravi come tumori della pelle. Inoltre, le persone anziane hanno spesso bassi livelli di assorbimento e di traslocazione di pro-vitamina D3/D2 a livello epidermico”, spiega Angelo Santino del Cnr-Ispa.

Partendo da questi presupposti e considerando la carenza di questa importante vitamina evidenziata da studi effettuati sulla popolazione europea (la carenza si attesta quasi il 40%), su quella americana (la carenza è di circa 26%) e su quella orientale (la carenza si aggira attorno al 20%) l’obiettivo degli scienziati è stato quello di fornire una robusta fonte di vitamina D, cercandola in una fonte vegana a basso impatto ambientale. Gli scienziati hanno utilizzato lo strumento Crispr per modificare il genoma in modo che la vitamina, fortemente presente nelle foglie del pomodoro, si accumulasse principalmente nel frutto rosso. Dopo due generazioni, si sono ottenute delle piante che presentavano una piccola mutazione. Il successivo trattamento con luce ultravioletta dei pomodori biofortificati si è rivelato in grado di convertire la pro-vitamina D3 in vitamina D. Alla luce di quanto scoperto, sembrerebbe, infatti che  il consumo di solo due di questi pomodori freschi al giorno potrebbe riuscire a soddisfare la dose giornaliera raccomandata di vitamina D.

Tags: pomodoro
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