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Home Economia

Caso Nco e budget di salute, quale futuro?

Pier Paolo De Brasi di Pier Paolo De Brasi
5 Gennaio 2020
in Economia, Politica
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Sono passati quasi vent’anni da quando, nel 2001, l’allora direttore generale dell’Asl Caserta 2 Franco Rotelli, affiancato dal responsabile del dipartimento socio-sanitario Angelo Righetti, rivoluzionò il sistema di cura delle persone con problemi psichici grazie ai budget di salute.

In questi anni, i budget di salute sono stati uno dei pochi fiori all’occhiello della sanità campana. Hanno contribuito alla crescita del punteggio “Lea”, che misura la qualità dei servizi sanitari. Da caposcuola, l’Asl casertana è diventata l’esempio da seguire. C’è un atto ufficiale che lo afferma. È la delibera di giunta regionale 483 del 21 settembre 2012, con la quale sono state adottate le linee guida per i budget di salute. In essa vengono approvate “le metodologie d’intervento sociosanitario integrato già in essere nel territorio dell’Asl Caserta” e si punta a “favorirne analoga adozione da parte di tutte le Asl d’intesa con i Comuni associati in Ambiti territoriali”.

Eppure adesso rischia di saltare tutto. Il ristorante Nuova cucina organizzata (Nco) a Casal di Principe, uno degli esempi più noti di come vengono usati i budget di salute, nato in un bene confiscato alla camorra, minaccia la chiusura. Il problema non sta solo nel ritardo dei pagamenti, ma nell’impegno o meno della Regione Campania a voler proseguire con questo sistema di cura.

Ma andiamo con ordine. I budget di salute sono un metodo innovativo, che modifica l’intervento pubblico rivolto alla cura delle persone con handicap, patologie psichiatriche, dipendenza da droga e alcol, inabilità o disabilità: da esclusivamente sanitario (ricoveri in strutture pubbliche o private, prescrizione di farmaci) a soluzioni che vanno oltre l’ambito medico e puntano all’integrazione sociale dell’individuo, attraverso la “costruzione (e/o ricostruzione) e mantenimento, dell’apprendimento, dell’habitat sociale, della casa, della formazione e del lavoro, delle relazioni interpersonali”. Insomma, la vita quotidiana della persona è la migliore cura: casa, lavoro, affettività e formazione.

Ancora dalle linee guida della Regione: “I Servizi Pubblici non devono delegare la gestione di una parte delle proprie competenze al privato… Il ruolo del partner privato non sarà quindi la produzione di un rigido set di prestazioni o di gestire strutture più o meno protette, ma di fornire occasioni di casa/habitat sociale, formazione/lavoro, socialità… Al centro del sistema sarà quindi la persona con un nome ed un volto unico ed irripetibile, portatrice di valori, convinzioni, scelte individuali, e non una struttura ed un organizzazione (anche se non profit)”.

I meriti e l’utilità del metodo travalicano i confini regionali. Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Lazio e Sicilia lo “copiano”; numerose università, italiane e straniere, lo studiano. Infine, l’attenzione del Parlamento. “La grande contraddizione sta proprio qui – afferma Mauro Baldascino, esperto in economia sociale che ha lavorato con Righetti alla definizione del sistema dei budget di salute – mentre il Parlamento impegna il Governo a promuovere l’uso dei budget di salute sull’intero territorio nazionale, la Regione Campania, dove sono nati e hanno ottenuto i migliori risultati, li sta svilendo”.

Baldascino rincara la dose. “Il sistema dei budget di salute attiene alla sanità,  cioè sul come si spendono i soldi pubblici per realizzare percorsi utili alla salute delle persone. Persone autistiche, o con problemi di salute mentale, o con malattie cronico-degenerative. In Campania hanno la fortuna di poter fare i percorsi previsti nei budget di salute, altrimenti finirebbero in strutture sanitarie inutili al loro benessere e molto più costose per noi tutti. Bene ha fatto la cooperativa Agropoli (responsabile del progetto ristorante Nco, n.d.r.) a mettere al centro il Dgr 282/16 e il potenziamento dei budget di salute, perché nella discriminazione di trattamento da parte della Regione Campania c’è tutta la contraddizione di un’idea di sanità sbagliata. Ed è un peccato che in questa battaglia per un diverso modello di welfare non ci siano in prima fila i Comuni, forse impauriti dal ricatto della compartecipazione economica alla spesa”.

Le anomalie, però, non mancano anche fra chi è chiamato ad offrire i servizi alla persona. Il rischio che, fra le cooperative, ci sia chi privilegi l’aspetto imprenditoriale, rispetto alla valenza sociale della prestazione, esiste. “Quando affermo che il sistema budget di salute deve essere governato – continua Baldascino – intendo dire che deve essere anche controllato. È possibile che un sistema non sia perfettissimo. Ci possono essere delle storture. Le Asl devono avere la capacità di riuscire a controllare che tutti gli attori del sistema si comportino bene. Non posso negare delle negatività, ma dipende chi deve controllare e non controlla”.

I budget di salute sono finanziati in parte dai Comuni, attraverso gli Ambiti territoriali, e in parte dalle Asl. I progetti sono, quindi, realizzati da cooperative iscritte all’elenco dei cogestori accreditati. Ma il ritardo nei pagamenti da parte degli enti locali, molti dei quali in dissesto, ha portato le cooperative sul piede di guerra, anche il ristorante Nco, che potrebbe chiudere i battenti nei prossimi giorni.

Stefano Graziano, presidente della commissione Sanità e sicurezza del Consiglio regionale al telefono è lapidario. Ci ha risposto che per ora non parla. Lo farà dopo l’incontro del 7 gennaio. Per martedì prossimo, alle ore 14, il presidente della Regione Campana e assessore alla sanità, Vincenzo De Luca ha convocato le parti in causa. Vedremo solo allora, forse, quale sarà la sorte dei budget di salute e della Nco.

 

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Tags: budget salutecampaniaRegionesalute
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