Quasi tutti i Comuni campani hanno ultimato la distribuzione dei buoni spesa utilizzabili per l’acquisto di generi alimentari e rivolti a persone o famiglie con problemi economici. Il fondo complessivo di 400 milioni è stato ripartito dalla protezione civile, secondo le disposizioni del Dpcm contro l’emergenza alimentare causata dal Covid-19 dello scorso 28 marzo.
Abbiamo provato a districarci su dati e notizie provenienti da Comuni per cercare di sapere come è andata, quali difficoltà ci sono state e se, nella distribuzione dei buoni spesa, incongruità e ritardi hanno avuto la meglio su equità e attenzione alle famiglie più disagiate. La ricerca ha interessato alcuni Comuni a Nord di Napoli e Aversa. Ne uscita fuori la rappresentazione di come, in maniera diversa, si è attuata una gestione di un’emergenza nuova e mai così estesa.
Certo, gestire la distribuzione dei buoni così come hanno fatto a Sant’Antimo e Caivano non è un esempio da seguire. Nei due centri a Nord di Napoli davanti al municipio si è creato un affollamento pericoloso e incomprensibile all’atto del ritiro dei buoni spesa, con lunghe file e distanza di sicurezza non rispettata.
A Sant’Antimo un avviso pubblicato sul sito del Comune il 3 aprile precisava che “per alcun motivo occorre recarsi presso gli il Comune per il ritiro o richiesta dei buoni spesa”. Il 22 aprile, non si sa per quale motivo, c’è la marcia indietro. Attraverso un altro avviso si chiariva che i buoni spesa “saranno consegnati presso il Comune di Sant’Antimo, oggi 22 aprile 2020 dalle ore 12 alle ore 19”. Questo è bastato per far sorgere il caos, ben documentato da foto e video. Nello stesso giorno, la terza nota apparsa sul sito del Comune annunciava, con colpevole ritardo, che “il 23 aprile 2020 a partire dalle ore 10 il Comune provvederà, tramite i propri incaricati e con l’ausilio della protezione civile alla consegna a domicilio dei buoni spesa non consegnati in data 22 aprile”.
Non contenti di quanto successo a Sant’Antimo, il giorno dopo anche Caivano ha voluto ripetere le stesse scene. Uffici comunali presi d’assalto per i buoni spesa, frutto di una comunicazione non chiara nell’assegnazione e nella distribuzione dei ticket, che ha portato molti cittadini caivanesi ad accalcarsi nei pressi del municipio. Anche in questo caso video e foto visibili sul web. Il Comune ha infine fatto ciò che doveva fare prima, emanando un avviso in cui è scritto che “a partire da sabato 25 aprile 2020 al 30 aprile 2020 i vigili urbani con gli operatori di volontariato protezione civile, provvederanno alla consegna dei buoni spesa presso l’abitazione dei cittadini beneficiari”.
Sono due casi limite, due Comuni commissariati, che non hanno retto all’urto dei provvedimenti emergenziali. Anche perché, se è vero che i commissari prefettizi non sempre sono presenti e delegano nella gestione operativa delle disposizioni impartite senza seguirne il processo è altrettanto vero che la differenza spesso è data da qualità e competenza del personale amministrativo.
Grumo Nevano è un Comune anch’esso commissariato, poco più piccolo degli altri due, dove però la distribuzione dei buoni spesa è stata effettuata in maniera meticolosa, senza tralasciare nulla al caso e, soprattutto, al caos. È bastato fare un comunicato nello stesso giorno in cui è terminato l’esame delle domande da parte del servizio sociale, il 17 aprile. Cosa c’è scritto in questo comunicato? Tutto.
Buoni spesa emessi 18.200 di 10 euro ognuno, che hanno permesso utilizzare l’intero contributo ricevuto dallo Stato di 182mila euro; i requisiti occorrenti per ricevere i buoni spesa, erogati secondo il numero dei componenti della famiglia; il numero delle domande pervenute al 10 aprile, ultimo giorno utile per la presentazione, cioè 908, delle quali 663 ammesse (il 73%) e 245 escluse (il 27%). Nello stesso comunicato sono inoltre precisate: le modalità di consegna dei ticket (direttamente a casa grazie all’ausilio di polizia municipale e protezione civile, a partire dal 17 aprile, iniziando dalle famiglie più numerose); l’assicurazione alle famiglie escluse di una telefonata da parte del Comune in cui verrà spiegato il motivo dell’esclusione; l’avviso finale di non recarsi assolutamente al Comune per il ritiro dei buoni spesa. Non contenti di ciò, al comunicato, è seguito un avviso, in cui è espressamente detto che il bando per i buoni spesa “ha completato la sua validità e i fondi concessi sono andati esauriti a fronte delle domande pervenute entro il 10 aprile scorso”. Massima trasparenza, minimo rischio di assembramenti.
In altri Comuni a Nord di Napoli non c’è stato né la pericolosa calca di Sant’Antimo e Caivano, né la precisione di Grumo Nevano, ma una via di mezzo dovuta a qualche “dimenticanza” sul bando, che non ha certo facilitato la comprensione del testo. In particolare, abbiamo letto i bandi dei Comuni di Giugliano in Campania, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Calvizzano e Qualiano.
È saltato subito all’occhio che nel bando del Comune di Marano di Napoli non è prevista una data entro cui presentare l’autocertificazione. Cosa apparentemente positiva, ma non è così. Il rischio riguarda i fondi, disponibili fino ad esaurimento. Molte famiglie che hanno i requisiti potrebbero di rimanere fuori solo perché hanno presentato la domanda più tardi delle altre. Per la cronaca Marano di Napoli ha ricevuto un contributo dallo Stato di 583mila euro.
Solo nel bando di Mugnano di Napoli è espressamente detto che buoni spesa servono anche per l’acquisto dei prodotti farmaceutici e parafarmaceutici, mentre Marano di Napoli, pur non riportando nulla nel bando, inserisce alcune farmacie e parafarmacie nell’elenco degli esercizi commerciali che hanno dato la disponibilità ad accettare i buoni.
Qualiano è l’unico Comune dei 5 che ha consentito di effettuare la domanda anche a chi percepisce un reddito o sostegno fino a 400 euro mensili, così com’è l’unico ad essere esplicito nel permettere la partecipazione al bando a tutti i cittadini stranieri residenti sul territorio comunale. Marano di Napoli, Mugnano di Napoli e Calvizzano non fanno alcun accenno a stranieri o immigrati, mentre a Giugliano in Campania “i cittadini stranieri che intendono presentare la richiesta devono essere in possesso del titolo di soggiorno valido, oppure essere in possesso della ricevuta che attesti l’avvenuta presentazione della richiesta di rinnovo del titolo di soggiorno scaduto”. Giugliano è il Comune della Campania che, dopo Napoli, ha ricevuto il maggiore contributo statale, oltre 1 milione e 204mila euro.
Infine, Aversa. Il 13 aprile è stata la data ultima per presentare le domande nel Comune normanno e, secondo quanto comunicato dal sindaco Alfonso Golia, nel sono arrivate 2.287. Non si sa, però, quanti siano effettivamente i beneficiari. Né sul sito ufficiale del Comune, né sul quello creato appositamente per l’emergenza economica dovuta al Covid-19 www.aversasiaiuta.it, è riportato alcun dato. Tutte le autocertificazioni, ha comunque assicurato il primo cittadino, sono state trasmesse alla guardia di finanza per le verifiche e i controlli sulla veridicità. Polizia municipale e corpo militare Acismom hanno effettuato la distribuzione a domicilio dei ticket, iniziata il 16 aprile. Aversa ha ricevuto dalla protezione civile circa 440mila euro e hanno potuto effettuare la richiesta anche chi percepisce un reddito fino a 600 euro.
Ogni Comune, quindi, ha seguito un suo metodo per la ricezione delle domande e la distribuzione dei bonus spesa. Velocità e trasparenza spesso non vanno d’accordo, ma questa è stata anche l’occasione per verificare il funzionamento di una macchina amministrativa che in quasi tutti i Comuni ha problemi di quantità e in alcuni, come abbiamo visto, anche di qualità, organizzazione e competenza.
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