La crisi economica causata dal Covid-19 ha colpito pesantemente la regione. Gli effetti maggiori si avvertiranno soprattutto nel mese di settembre, quando si avvierà a chiusura anche la stagione turistica, ipotecando ogni speranza di ricrescita qualora dovesse subentrare, a ottobre, una nuova emergenza epidemiologica. Nonostante la Campania sia stata una tra le regioni meno colpite dal virus del Sars-Cov-2, gli effetti devastanti del periodo post-lockdown si stanno facendo già sentire, con diverse avvisaglie come quelle legate alle vertenze degli stabilimenti della Whirpool e della Jabil. Inoltre, resta alta l’attenzione da parte del ministero dell’Interno per quel riguarda i territori particolarmente difficili: la crisi di liquidità da parte delle imprese avrebbe infatti aperto un’autostrada alla criminalità organizzata, pronta ad approfittare della situazione per infiltrarsi e trarre profitto dai diversi settori dell’economia maggiormente colpiti.
I primi numeri sulla crisi economica in Campania sono stati pubblicati dall’Anpal, l’Agenzia nazionale sulle politiche attive e sul lavoro, che ha elaborato i dati dell’Inps sull’attuale condizione socio-economica nella regione. I primi effetti della recessione stanno emergendo in tutta la loro drammaticità: a oggi sono oltre 400 le aziende campane in difficoltà, molte di queste hanno già chiuso i battenti mentre altre si appresterebbero a chiudere nei prossimi mesi qualora dovessero mancare interventi mirati da parte del Governo. Fa molto discutere inoltre la decisione del ministero dell’Economia di non aver concesso alcuna proroga sul pagamento delle tasse, aggravando di fatto la condizione di molte imprese e società a rischio chiusura. In bilico, nel breve periodo, sarebbero 1.750 posti di lavoro. Si tratta infatti di 650 operai del comparto dell’industria, 735 del settore terziario, 164 impegnati nell’edilizia e 247 lavoratori impiegati nel commercio. Questi sono i primi numeri che sono stati comunicati al ministero del Lavoro e la situazione non è che destinata ad aggravarsi già a partire dalle prossime settimane. I settori dell’industria e del terziario sono quelli che più di tutti si avviano a una pericolosa spirale di recessione che si sta accentuando a ritmi impressionanti.
Il quadro della situazione al Sud Italia è stato ben descritto dall’ultimo rapporto Svimez. Le previsioni dell’istituto che si occupa delle analisi sullo sviluppo del Mezzogiorno sono estremamente negative ed evidenziano una perdita, per i prossimi mesi del 2020, di almeno 380.000 posti di lavoro. Un’indagine in merito è stata condotta anche dalle filiali campane della Banca d’Italia che, sulla base degli studi economici condotti nei mesi di marzo e maggio, prevede un calo del fatturato del 30% per oltre la metà delle imprese attive sul territorio, senza considerare quelle attività che sono cessate durante la crisi epidemiologica. Le perdite maggiori sono state registrate nel settore del turismo, che con il suo indotto fa da traino per l’intera economia campana: alberghi, locali e ristoranti sono quelli che più di tutti hanno risentito il pesante colpo dello shock economico. La situazione resta particolarmente critica per quel che riguarda il settore terziario. Stando ai dati raccolti da Confesercenti solamente durante il periodo del lockdown le imprese campane hanno fatturato quasi 28 miliardi di euro in meno rispetto allo scorso anno. Una condizione che non si era mai vista prima.
Le preoccupazioni più alte legate alla crisi economica attuale riguarderebbero la città di Napoli e la sua area metropolitana. Qui la disoccupazione è estremamente alta e si aggira attorno al 40%. Preoccupante il livello dei neet in città, ossia i giovani inoccupati che non studiano e non lavorano, il cui tasso si attesta al 38%. Restano alti nella provincia di Napoli e in quella di Caserta i numeri della disoccupazione di lunga durata. La crisi della struttura produttiva campana sta già facendo lievitare il tasso di disoccupazione e all’emergenza lavorativa si aggiunge anche quella sociale. L’unico appiglio per le famiglie povere e quelle maggiormente a rischio di povertà restano le varie tipologie di welfare assistenziale come le pensioni, i vari bonus fiscali e il reddito di cittadinanza. Quest’ultimo, stando ai dati Inps, verrebbe percepito da oltre 260.000 nuclei familiari su tutto il territorio regionale, 214.000 dei quali presenti solamente nell’area metropolitana di Napoli. Numeri che sono destinati ad aumentare nei prossimi mesi, quando i morsi della crisi economica si faranno sentire specialmente per quegli strati della popolazione maggiormente esposti alle difficoltà economiche.
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