Questa mattina gli agenti della polizia di Stato hanno perquisito a Napoli le abitazioni di due ultras partenopei, legati rispettivamente al mondo del calcio e del basket, indagati di aver partecipato attivamente agli scontri che nella sera tra il 23 e il 24 ottobre scorso misero a ferro e fuoco le strade antistanti palazzo Santa Lucia, sede del governo regionale. Le violenze scoppiarono in seguito all’annuncio (poi rientrato) del governatore campano Vincenzo De Luca di imporre il lockdown sull’intero territorio regionale.
I due ultras, G. L. e M. D. P., sono stati individuati dopo un’accurata analisi delle registrazioni effettuate dagli impianti di videosorveglianza quella fatidica sera del 23 ottobre scorso, quando rimasero feriti tre uomini delle forze dell’ordine a causa dei violentissimi scontri che si trasformarono, ben presto, in una vera e propria guerriglia urbana dagli effetti devastanti. Le perquisizioni hanno portato al sequestro dei cellulari e degli indumenti dei due uomini, che sono stati accompagnati questa mattina presso la Questura di Napoli per effettuare le operazioni di fotosegnalamento.
Al momento, le indagini condotte dal pool guidato dal procuratore di Napoli Giovanni Melillo hanno portato all’identificazione di undici indagati, compresi i fermati di questa mattina. Nei loro confronti sono ipotizzati i gravissimi reati di devastazione e saccheggio aggravati dalla matrice camorristica e dalla finalità terroristico-eversiva. L’obiettivo degli inquirenti è capire se le violenze e la guerriglia esplose quella sera fossero il frutto di un disegno criminale ben preciso alla cui regia avrebbero partecipato i clan camorristici del centro storico di Napoli, come ipotizzato inizialmente, oppure se si sia trattato di una manifestazione nata spontaneamente e causata dall’esasperazione sociale, degenerata successivamente a causa delle infiltrazioni della microcriminalità locale e degli ultras dei Quartieri Spagnoli.

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