La guerra è qui, è ora, è nel cuore dell’Europa orientale con tutta la sua drammaticità e il suo orrore, con le bombe che esplodono, le persone che fuggono e le madri con i bambini che piangono in diretta televisiva. Il conflitto russo-ucraino sta raggiungendo in questi giorni il suo apice: sale drammatica la tensione assieme ai bombardamenti e al numero delle vittime innocenti di questa follia tutta umana chiamata guerra, mentre sono centinaia di migliaia i profughi che in queste ore stanno provando a scappare dall’Ucraina con qualsiasi mezzo per cercare riparo oltre confine, nel resto d’Europa. Ogni guerra è sinonimo di morte, di devastazione, di distruzione, di terrore, ed esplode inevitabilmente, assieme al fragore delle bombe, una crisi umanitaria dalle proporzioni bibliche che riguarda tutti noi. Un dolore atroce di fronte al quale non si può restare indifferenti, perché come in ogni conflitto armato, a rimetterci la vita sono sempre e solo le persone innocenti e la popolazione civile, gente pacifica, gente come noi, che non vuole la guerra, ed è costretta a vivere nell’incubo senza alcuna possibilità o via d’uscita.
È in momenti tragici come quelli che stiamo vivendo in questi giorni, attaccati ai social, ai giornali e alla tv per seguire l’evoluzione del conflitto, che è fondamentale lanciare un messaggio di fratellanza con la popolazione ucraina colpita dalla guerra e che ha bisogno del nostro aiuto. Nessuno vuole questa guerra ingiusta e sanguinosa, non la vogliono gli europei, non la vogliono gli ucraini, né tantomeno la vuole il popolo russo, costretto a vivere sotto il giogo asfissiante del Cremlino che ha scelto deliberatamente la strada dell’imperialismo e dell’aggressione militare per risolvere le controversie con un Paese confinante, violando ogni forma di trattato, di diritto, di accordo e di convenzione internazionale. Alla guerra voluta da Vladimir Putin, alimentata da una visione “zarista” e “imperiale” della Russia ormai fuori dalla storia, e onde evitare ulteriori escalation che rischiano di trascinarci in un conflitto mondiale che potrebbe avere esiti devastanti sulle nostre vite in quanto rappresenterebbe un punto di non ritorno per il destino dell’umanità intera, bisogna rispondere con le “armi” della pace e la solidarietà tra i popoli. Perché è la gente comune l’unica vera vittima di questo conflitto, l’ennesimo, dopo quelli scoppiati in Medio Oriente, in Siria e in Afghanistan specialmente, conflitti sui quali sono pronti a lucrarci i potenti della terra e l’industria bellica. Per quanto possano sembrare impossibili e fuori tempo massimo, la diplomazia e i negoziati di pace per raggiungere un’intesa immediata sul cessate il fuoco restano le uniche strade percorribili per allontanare lo spettro di una guerra mondiale e avviare un processo di graduale pacificazione nell’Europa orientale.
Il cuore, l’empatia e la vicinanza dei cittadini atellani nei confronti delle nostre sorelle e dei nostri fratelli ucraini che stanno vivendo sulla propria pelle il dramma della guerra e delle bombe non è certo venuto a mancare. A tal proposito diverse associazioni attive sul territorio come i ragazzi di Go! – Giovani ortesi, le donne di Officina Femminista e il collettivo Città Visibile hanno organizzato in queste ore una raccolta di beni di prima necessità da poter spedire in Ucraina alle popolazioni in difficoltà colpite dalla guerra e da consegnare ai profughi e ai cittadini ucraini bisognosi di cure e assitenza i quali troveranno accoglienza e ospitalità nel nostro Paese e negli altri Paesi europei grazie all’apertura dei corridoi umanitari. Il punto di raccolta dei beni primari è stato allestito presso le sedi delle rispettive associazioni, in via San Salvatore 17 a Orta di Atella, di fronte alla Chiesa di San Salvatore. Per maggiori informazioni sugli orari di consegna e per appuntamenti è possibile consultare o contattare le pagine Facebook e Instagram delle rispettive associazioni impegnate nella raccolta degli aiuti umanitari.
I cittadini possono donare tutto ciò che può essere considerato utile per poter affrontare un’emergenza umanitaria causata da scenario di guerra. Per quel che riguarda il vestiario sono necessari indumenti caldi per donne, bambini e adolescenti; piumoni, coperte di lana, cuscini e sacchi a pelo; cappotti invernali, scarpe, cappelli, calzini e abbigliamento intimo. Per quel che riguarda invece l’igiene personale sono necessari sapone, assorbenti, carta igienica, rotoloni di carta, pannolini e salviettine igienizzanti. Per quel che concerne gli alimenti sono necessari invece cibi in scatola, omogeneizzati, cibi liofilizzati, latte in polvere per bambini e alimenti secchi a lunga scadenza o conservazione. Fondamentali, per affrontare l’emergenza sanitaria che ne consegue, sono anche le forniture mediche di primo soccorso, pertanto c’è bisogno di disinfettanti, garze sterili, medicazioni, bendaggi, siringhe, guanti, acqua fisiologica, pomate e farmaci generici e specifici tra cui antidolorifici, antinfiammatori, antistaminici, antivirali, antiemorragici, antibiotici e albumina. A subire le conseguenze peggiori della guerra sono purtroppo i bambini, per cui, chi vuole, può donare giocattoli, peluche, colori, libri di fiabe e album da disegno affinché almeno i più piccoli possano trovare un po’ di sollievo e un piccolo momento di felicità e di spensieratezza. Per poter donare un contributo di tipo economico, infine, sono stati attivati diversi canali di raccolta fondi a cura di numerose associazioni e organizzazioni umanitarie, dalla Croce Rossa alla Caritas, da Save The Children all’Unicef. Non lasciamo sole le persone che hanno bisogno del nostro aiuto: facciamo sentire il calore del nostro cuore e la nostra vicinanza!