L’ennesima spirale di violenza si sarebbe consumata nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nuovamente teatro di violente aggressioni dopo che il penitenziario sammaritano è entrato nell’occhio del ciclone a causa dei pestaggi, delle rappresaglie e delle torture praticate dagli agenti della polizia penitenziaria ai danni dei detenuti durante le fasi più calde e delicate della pandemia di Covid-19. Questa volta, però, a subire la peggio sono stati cinque agenti della penitenziaria i quali sono stati aggrediti da un detenuto di origini irachene. Tra il detenuto e gli agenti sarebbe infatti scoppiata prima un’accesa discussione per futili motivi, dopodiché l’uomo sarebbe andato in escandescenze rendendo necessario l’intervento degli agenti per tentare di bloccarlo e di sedarlo.
Tuttavia, tra il detenuto e gli agenti ci sarebbe stata così una violenta colluttazione mentre sarebbero volati schiaffi, calci, pugni e sputi rivolti contro i poliziotti. L’uomo, in preda ad un raptus di follia, si sarebbe addirittura procurato all’interno del carcere una bottiglia piena di candeggina nel tentativo di versare il liquido corrosivo addosso agli agenti. Alla fine, i poliziotti, nonostante le difficoltà, sono riusciti a sedare l’uomo e a portare la calma nel padiglione Danubio, teatro delle violenze. Ai cinque agenti della penitenziaria, vittime dell’aggressione e della furia del detenuto, il quale soffrirebbe altresì di disturbi psichiatrici, sono stati dati dai cinque ai sei giorni di prognosi. Questo dimostra quanto all’interno del carcere sammaritano si continui a respirare un clima teso e pesante, il quale sembra ben lungi dall’essere stato superato.