Quest’oggi i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta hanno tratto in arresto G. D., noto imprenditore di Casapesenna, meglio conosciuto nella cittadina dell’Agro aversano con il soprannome di Peppe ‘o biondo. L’impresario, secondo l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda), è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Secondo i giudici l’imprenditore casertano, particolarmente attivo nel settore edile nonché molto conosciuto in città, sarebbe stato un importante referente locale se non addirittura una figura di spicco del clan dei Casalesi. Il mandato di arresto nei confronti del reo arriva a conclusione di una lunga e articolata indagine condotta dagli inquirenti, iniziata nel 2009 e terminata nel 2020, volta a disarticolare sul territorio l’influenza del gruppo camorristico degli Zagaria. Nel corso di questi anni gli investigatori si sono avvalsi delle dichiarazioni rilasciate dai collaboratori di giustizia e dalle intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate durante il lungo periodo di latitanza del boss Michele Zagaria.
Secondo la Procura di Napoli il noto impresario sarebbe stato in ottimi rapporti sia con quest’ultimo che con Filippo Capaldo, erede del clan, con i quali era in diretto contatto. Durante la latitanza del boss, G. D. aveva assunto il controllo delle riscossioni legate al gioco d’azzardo e alle slot machines. Successivamente, dopo la cattura dell’affiliato al clan Giovanni Garofalo e il matrimonio di G. D. con la figlia di Francesco Zagaria, cognato del boss, l’imprenditore di Casapesenna aveva assunto un ruolo sempre più rilevante nel clan, diventando un’importante figura di riferimento economico per tutto il sodalizio camorristico. Lo stesso aveva infatti permesso al clan dei Casalesi non solo di mantenere un ruolo egemonico per quel che riguarda il controllo degli affari illeciti nell’Agro aversano, ma grazie ai numerosi appalti che gestiva, aveva permesso al gruppo criminale di porre le proprie basi anche in Toscana, dove il clan gestiva affari milionari.
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