La Niña, nome d’arte della cantante Carola Moccia – a oggi una delle più interessanti autrici del panorama musicale italiano – è tornata a occupare la scena artistica e a far parlare di sé con il suo ultimo lavoro discografico Vanitas, nuovo album da solista dell’artista partenopea pubblicato dalla label discografica Columbia Records per Sony Music. La Niña può essere considerata come la voce più vera, autentica e passionale della Napoli contemporanea, emblema di un empowerment femminile che si prende spazio dentro, attraverso e fuori la musica. Un’artista capace di presentarsi con un’estetica d’avanguardia, dalla grande capacità espressiva e soprattutto con una musica dall’ampio respiro internazionale.
VANITAS
Vanitas si presenta come un album ambizioso, eclettico, sperimentale, che affonda le radici nella pietra lavica del Vesuvio, per rielaborare sonorità tradizionali che vengono proiettate nel presente per fare il giro del mondo, costruendo un forte legame tra musica, moda, arte e tecnologia al ritmo di suoni urbani, danze tribali e versi ipnotici. Il disco è composto da otto brani che rappresentano otto visioni differenti di intendere la musica: al centro la vànitas, concetto che esprime la transitorietà della vita. Tale nozione, che costituisce il fil rouge sul quale si sviluppa l’intero l’album, è presa in prestito dalla pittura barocca per rappresentare simbolicamente ciò che costituisce l’effimeratezza della condizione umana, che oscilla tra la luce e il buio, tra la vita e la morte. Un album, quindi, fatto di intensi chiaroscuri e di forti contrasti.
Ma Vanitas vuole anche essere una voce libera dell’universo femminile per riaffermare i principi di eros e di sensualità scevri da ogni stereotipizzazione e sessualizzazione, per trasmettere una passione che arde e brucia come il magma del Vesuvio. La cantante partenopea non ha paura di mettersi a nudo per esprimere le emozioni, le debolezze, le paure e i desideri più profondi, interrogandosi sul significato di essere donna oggi. La musica de La Niña decostruisce gli stereotipi di genere per dare spazio all’universo interiore di ogni donna al fine di superare qualsiasi senso di inadeguatezza e frustrazione generato dai dettami e dai modelli della società. Si innalza così un grido di rabbia affinché ogni donna trovi la forza e il coraggio di reagire, di ritrovare e amare se stessa, senza piegarsi ad alcuna imposizione di matrice maschilista e patriarcale.

L’album è stato anticipato dall’uscita del singolo Blu, cantato in inglese e napoletano assieme alla cantante nu-soul londinese Mysie. Una canzone intima e avvolgente, un sogno delicato accarezzato da un beat dilatato che si presenta come un viaggio alla ricerca della bellezza per superare il dolore e le mancanze. Tra i brani del disco spicca Harakiri, ispirata all’antico rito del suicidio samurai. Le sonorità e i temi orientaleggianti del brano – il cui videoclip è stato realizzato in stile manga giapponese – costituiscono un ponte ideale tra Napoli e il Giappone, tra il Vesuvio e il Monte Fuji. I ritmi della tradizione partenopea si incrociano alle melodie del culto shintoista, strizzando l’occhio all’elettro-pop e all’elettronica alternativa. Harakiri è il calore dei sentimenti contro la fredda lama di una katana, che tra tammorre distorte e shamisen, antico strumento a corde proveniente dal teatro tradizionale giapponese, unisce la cultura napoletana a quella del Sol Levante. Due mondi all’apparenza diversi ma che in realtà hanno molto in comune, a partire dal culto dell’esoterico e delle forze primordiali della natura.
In Vipera gli haters – le “malelingue” – sono sempre in agguato, ma vengono esorcizzati dalla presa di coscienza della propria personalità forte e decisa, indifferente al giudizio altrui. Il brano Respira è pervaso da una grande voglia di tornare ad assaporare la vita, proponendosi come una cura per allontanare ansie e paure. Notte è invece una canzone “lunare”, un’esplorazione nel buio della propria anima e nei vuoti interiori, che solo la notte è in grado di riempire sulle note della celeberrima Lacrimosa di Mozart. FCCV – Famme chello che vuo’ è un’ode al piacere, un inno alla riappropriazione del proprio corpo e della propria sessualità con l’intento di abbattere lo stereotipo della “donna angelo” come proiezione della fantasia maschile sulla donna: desiderio, passione ed erotismo sono sentimenti femminili. Selené è un invito alle donne nel prendersi il proprio spazio nel mondo per sconfiggere stereotipi e discriminazioni di genere. In questa narrazione non c’è spazio per la retorica: tutto è vero, reale, raccontato con un linguaggio diretto, immediato, senza filtri, come sfacciata è la vita che scorre lungo i vicoli di Napoli.

Per tutto l’album si alza il canto di una donna fatta di carne, sangue e anima che deve fare i conti con il caos primordiale che alberga dentro e fuori di sé, per trovare rifugio nella meditazione e nel simbolismo, in quei riti esoterici e arcaici che persistono al mutare delle cose. Sentimenti come la disillusione, la rabbia, la malinconia e il senso di vuoto si fanno spazio tra battiti digitali e pulsioni ancestrali dal corposo ritmo armonico, incastrati in una cornice dalla riconoscibile connotazione estetica. Nell’album non mancano riferimenti alla “musica colta” e all’arte, come alla pittura barocca di Salvator Rosa, tra i principali esponenti del Seicento napoletano, la cui opera si materializza nella copertina dell’album, realizzata attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale applicata alla fotografia e alla pittura.
Sulla copertina dell’album la cantante partenopea è raffigurata con una lucente armatura, evocando una figura femminile sicura di sé, dall’indole mistica e guerriera, una Giovanna d’Arco dei nostri tempi. È un’immagine dal forte impatto visivo e di grande eleganza, che trasmette fierezza e consapevolezza, in cui padroneggia un collier a forma di serpente che simboleggia l’unione alle forze oscure e arcane. Alle sue spalle emergono dall’oscurità teschi, mappamondi e violini, simboli di una conoscenza massonica ed esoterica, che trascende la carne ed eleva lo spirito. Anche gli arrangiamenti si manifestano con minuziosa sofisticatezza e ricercatezza: ai ritmi del tamburo a cornice senza sonagli si alternano gli accordi della chitarra romantica del XVII sec. per dare spazio alle sonorità del marxophone, una particolare cetra da tavolo inventata agli inizi del XX sec. utilizzata da Ray Manzarek, tastierista dei The Doors. Vanitas si presenta come il frutto di un’accurata ricerca musicale ricca di riferimenti al passato: antiche armonie si fondono all’elettronica più moderna per offrire una visione senza tempo della musica.

LO STILE
Fin dal suo esordio La Niña si è presentata come una cantante e performer poliedrica, sapendo affiancare all’esibizione canora lo show teatrale e un inedito linguaggio del corpo. La sua musica si presenta come un’esplorazione delle radici culturali partenopee contaminate dalla contemporaneità, in una dialettica tra passato, presente e futuro. Il suo stile eterogeneo spazia da sonorità urban-pop alla musica popolare, dall’elettronica alla trap fino ad atmosfere esotico-orientali, manifestandosi sia iconograficamente che vocalmente in maniera convincente. La sua estetica seducente, inoltre, sembra affiorare dai racconti biblici e della mitologia classica, avvicinando la sua figura a quelle di eroine come Dalila, Salomè, Medea, Didone e Cleopatra. Emerge così la personalità di una donna guerriera, un’amazzone forte e passionale, sicura dei propri mezzi e che non scende a compromessi. Un’immagine e una personalità che ben si sposano con la sua voce profonda e decisa, caratterizzata da un linguaggio penetrante, che esplode in rime da un flow tormentato e ricco di pathos.
La Niña si muove nel panorama musicale contemporaneo con una disinvoltura e un’originalità uniche, assumendo talvolta le sembianze di una Rosalìa in salsa partenopea con il carisma di Teresa De Sio e Pietra Montecorvino, capace di agganciarsi al glorioso passato della canzone tradizionale napoletana per trovare nuova ispirazione, recuperare le proprie radici e attualizzarle attraverso sapienti processi di ibridazione e sperimentazione del suono. Una caratteristica che la incorona come la principale protagonista femminile all’interno del filone della nuova musica partenopea assieme a Liberato, ai Nu Genea, a Geolier, a Vale Lambo e Speranza, tuttavia distanziandosi nettamente da loro per trovare maggiori punti di contatto con l’elettronica berlinese e del Nord Europa, per poi fare il giro del mondo e tornare a Napoli per incontrarsi con il trip-hop e il dub degli Almamegretta e il pop psichedelico di Meg.

LA NIÑA
La Niña, al secolo Carola Moccia, classe 1991, è originaria di San Giorgio a Cremano, città della provincia di Napoli situata ai piedi del Vesuvio, celebre per aver dato i natali a Massimo Troisi. Il suo nome d’arte non è che la versione spagnola della parola napoletana nenné, “bambina”, derivante proprio dallo spagnolo. Già chitarrista, vocalist e performer teatrale, ha iniziato a sperimentare l’elettronica nel duo Yombe insieme al polistrumentista e produttore Alfredo Maddaluno, in arte Kwsk Ninja. Nel 2015 ha preso parte al video-manifesto Le ragazze di Porta Venezia di Myss Keta, nel quale si sono riunite le più interessanti artiste della scena musicale italiana, tra cui Elodie, resesi protagoniste di una nuova prospettiva femminista nel mondo della musica. Il vero “esordio” de La Niña avviene però nel 2019, con il suo primo esperimento da solista che unisce la tradizione popolare a una dimensione musicale iper-contemporanea. Nascono così i singoli Croce, Niente cchiù e Salomè per La Tempesta Dischi, etichetta indipendente fondata dai Tre Allegri Ragazzi Morti, poi il passaggio alla major discografica Sony Music.
Nel 2021 esce Eden, primo EP anticipato dal singolo ‘Na cosa sola, seguito dal brano Lassame sta’ che vede la collaborazione con il trapper e produttore Gemitaiz. Prima il duetto con l’icona della musica napoletana Franco Ricciardi in Tu, poi la pubblicazione nel 2022 del singolo Nunn ‘o voglio sape’ – nel cui videoclip la cantante partenopea indossa i favolosi abiti della stilista Dimitra Petsa – infine il featuring con i rapper Ensi e Clementino per Non passa mai, la consacrano sulla scena urban italiana. Con l’album Vanitas, pubblicato nella primavera del 2023, il progetto musicale de La Niña può dirsi giunto alla maturità artistica. Non un punto di arrivo, bensì un punto di partenza verso nuovi orizzonti musicali. In attesa del tour che farà tappa nelle principali città italiane, presto vedremo La Niña anche in veste di attrice al fianco di Massimo Ranieri nella serie La voce che hai dentro, per la quale ha collaborato alla realizzazione delle colonne sonore. Un’artista a 360° gradi dunque, erede della grande tradizione musicale napoletana, capace di guardare oltre i confini di Napoli, dell’Italia e dell’Europa.

L’album Vanitas è disponibile su Spotify e sui digital store musicali.
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