Il risveglio dall’incubo Covid-19, che secondo gli esperti non può essere ancora definitivamente considerato un pericolo scampato, è stato più brusco di quanto ci potessimo aspettare. La settimana ormai alle spalle è stata molto impegnativa. In pieno passaggio dal vecchio al nuovo portale (a proposito, grazie per i tanti complimenti e gli attestati di stima) ci siamo dovuti occupare di una serie di eventi di cronaca che confermano come la fine del lockdown abbia ridestato gli interessi della criminalità organizzata.
La vicenda più clamorosa è, senza dubbio, quella degli arresti e delle indagini nel Comune di Sant’Antimo. Un terremoto giudiziario che ha scoperchiato una pentola a pressione, facendo esplodere tutta una serie di contraddizioni e di illegalità che erano sotto gli occhi di tutti. Con Il Crivello, anche se ancora giovanissimi (dopodomani sono sei mesi che siamo online) avevamo già ampiamente percorso la storia della città a nord di Napoli. Il giornalista Domenico Cacciapuoti, che collabora con noi fin dall’inizio della nostra avventura, in tempi non sospetti, ha descritto gli intrecci tra politica, imprenditoria e malaffare, raccontando di un “sistema” che ha radici profonde non solo a Sant’Antimo.
Quel modello criminale è stato esportato in altri comuni del territorio; le indagini degli inquirenti non si sono fermate e, molto probabilmente, non passerà troppo tempo che avremo notizie di altri blitz dei carabinieri e della polizia, di altri sequestri e arresti. Di impatto è stata anche la notizia dei concorsi truccati in Campania. L’inchiesta denominata “Par condicio”, condotta dalla Procura della Repubblica di Benevento, ha avuto come risultato l’esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare nei confronti di alti ufficiali appartenenti alle forze dell’ordine. Gli indagati sono accusati di aver compiuto gravissimi reati contro lo Stato e la Pubblica amministrazione; tra questi quelli di corruzione e di rivelazione dei segreti d’ufficio, per un totale di cinquanta episodi corruttivi reiterati nel tempo e in maniera recidiva.
Tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere addirittura un vice prefetto, già dirigente del ministero dell’Interno, nonché capo dell’ufficio concorsi del dipartimento dei vigili del fuoco. Le persone indagate avevano messo in piedi un’associazione a delinquere, finalizzata a truccare i concorsi di accesso alle forze dell’ordine, garantendo la promozione solamente di quei candidati che avrebbero pagato profumatamente la tangente da loro richiesta per il superamento delle prove.
Ancora una volta, come nel caso di Sant’Antimo, si sono verificate pericolose commistioni tra criminalità organizzata e pezzi dello Stato. Un modus operandi difficile da estirpare e che fa danni quotidianamente. La settimana si è chiusa, infine, con il caso dei quarantaquattro agenti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, accusati di violenze e di torture consumatesi nei confronti dei detenuti nella notte tra il 5 e 6 aprile, in piena emergenza Covid-19. Un’indagine che ha provocato la reazione della polizia penitenziaria, spalleggiata dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, giunto in fretta e furia in provincia di Caserta per portare la sua solidarietà alle forze dell’ordine.
Un atto da salutare in maniera positiva per i seguaci del leader della Lega, una passerella politica per gli avversari politici finiti da tempo sulla graticola, in particolare il ministro della giustizia del Movimento 5 Stelle Alfonso Bonafede. L’esponente politico è nell’occhio del ciclone soprattutto per la vicenda delle scarcerazioni facili dei boss delle mafie. Il tutto, mentre si surriscalda sempre di più il clima elettorale in vista delle elezioni di settembre. Insomma, qualcuno comincia a rimpiangere il periodo della quarantena, durante il quale anche le losche trame della criminalità organizzata si erano sopite. Forse.
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