Sembra non terminare più l’escalation di paura e di terrore che la criminalità organizzata sta disseminando nei paesi dell’area nord di Napoli, in particolare nelle città di Arzano e Frattaminore, entrambe diventate tristemente teatro, negli ultimi mesi, di una violenta e sanguinosa faida camorristica tra clan rivali per il controllo del territorio. In particolare, solamente a Frattaminore, tra gennaio e febbraio, si sono verificate numerosissime azioni intimidatorie da parte del racket sfociate in avvertimenti, attentati esplosivi in pieno giorno e “stese” con automobili crivellate di colpi. La paura è tanta nei due centri della periferia settentrionale di Napoli, ed è vivo il timore che tra i tentacoli della camorra possano presto finire stritolati imprenditori, professionisti e commercianti onesti del territorio.
Il primo attentato nella cittadina frattaminorese risale alla notte del 16 gennaio scorso, quando un ordigno artigianale venne fatto deflagrare alle 4:00 del mattino, distruggendo la saracinesca di un centro estetico situato in via Giuseppe Di Vittorio, a due passi dal municipio. Pochi giorni dopo, il 21 gennaio, i militari dell’Arma dei carabinieri, durante alcuni controlli, scoprivano in un appartamento situato in via Maresciallo Maurizio Iannuzzi, sempre a Frattaminore, un vero e proprio arsenale di armi composto da diverse pistole semiautomatiche, munizioni, cartucce e addirittura una pericolosa bomba a mano. Il secondo atto intimidatorio si consumò invece la notte del 22 gennaio, questa volta in via Filippo Turati, esattamente il giorno dopo il blitz. Qui, un’auto parcheggiata in strada nei pressi delle palazzine del complesso “Ina-casa”, venne crivellata di proiettili. In totale gli inquirenti contarono quindici colpi di arma da fuoco sparati contro l’autovettura con un modus operandi tipico delle organizzazioni criminali.

La seconda bomba venne fatta esplodere la sera del 5 febbraio, ancora in via Filippo Turati. Erano circa le 22:00 di sabato quando un terrificante boato fecce sobbalzare gli abitanti del quartiere. L’ordigno venne fatto esplodere davanti a un esercizio commerciale: questa volta, nel mirino degli attentatori, era finita la sala giochi Royal Chic Vlt, a due passi dall’hub vaccinale e dalla biblioteca di Frattaminore. La violenta esplosione causò il danneggiamento della saracinesca e della facciata dell’esercizio commerciale. Nell’arco delle successive ventiquattro ore vennero fatte esplodere altre due bombe: la prima, domenica mattina, davanti a un centro scommesse situato in via Firenze, non distante dal parco Don Carmine e dalla Chiesa di San Simeone, due luoghi molto frequentati dai cittadini frattaminoresi. In quel frangente alcuni testimoni avrebbero notato due giovani arrivare a gran velocità a bordo di un grosso scooter per poi lasciare un pacco bomba all’esterno del negozio. Alle 9:30 del mattino una potente esplosione fece saltare in aria la saracinesca dell’attività, causando il danneggiamento di alcune auto parcheggiate, oltre a terrorizzare i residenti e le persone che a quell’ora si trovavano in strada. Solo il caso ha voluto che non fossero coinvolte persone innocenti. La sera stessa, verso le 2:00 di notte, un altro ordigno è stato fatto deflagrare davanti al cancello di uno stabile situato in via Sant’Angelo, a due passi da piazza Crispi.
Le tre bombe, dunque, sono state fatte esplodere nel giro di appena ventiquattro ore, tra sabato e domenica: un accanimento che non si era mai visto prima nella “tranquilla” cittadina dell’hinterland napoletano. Ma gli attentati esplosivi a Frattaminore non sarebbero finiti qui. L’ultimo ordigno è stato infatti fatto detonare nella notte tra martedì 8 e mercoledì 9 febbraio nei pressi di un circolo privato ubicato nei locali dello storico Palazzo Ducale, in piazza Atella. Questa lunga escalation di attentati intimidatori sarebbe legata, secondo gli investigatori della Direzione distrettuale antimafia, a un unico filo conduttore riconducibile alla guerra di camorra scoppiata in questi mesi tra alcuni clan rivali dell’area nord di Napoli per il controllo del traffico di droga e del racket delle estorsioni. A contendersi il territorio sarebbero infatti due sodalizi criminali appartenenti al gruppo degli Scissionisti di Secondigliano, in particolare i clan Cristiano e Monfregolo, entrambi con base ad Arzano ed entrati di recente in conflitto tra loro.

La faida tra i due clan di camorra sarebbe scoppiata con l’agguato consumatosi lo scorso 22 novembre all’interno del Roxy Bar ad Arzano. In quella circostanza un commando criminale composto da alcuni sicari aprì il fuoco all’interno del locale uccidendo il ventinovenne Salvatore Petrillo. La giovane vittima era infatti imparentata con il ras di camorra Pietro Cristiano, noto con lo pseudonimo di Picstick, capo dell’omonimo clan egemone nella “167” di Arzano. Durante l’agguato vennero colpite anche altre due personalità contigue al clan arzanese: Vincenzo Pio Merolla, diciottenne di Castel Volturno immischiato nel traffico di droga, e Luigi Casola, trentanovenne pregiudicato legato alla malavita locale. Purtroppo, nel corso della sparatoria vennero ferite anche due persone innocenti, Mario Abate e Roberto Lastra, i quali stavano bevendo tranquillamente un caffè al bancone del bar. La loro “colpa”? Quella di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Nonostante il boss Pietro Cristiano si trovi attualmente in carcere, continuerebbe a reggere le redini del clan da dietro le sbarre. Il ras venne arrestato a giugno scorso dopo aver evaso gli arresti domiciliari in occasione della comunione del figlio. In quel frangente il pluripregiudicato sfilò lungo le strade di Arzano con un carosello di auto di lusso al suo seguito: il boss era alla guida di una Ferrari Spider, mentre gli affiliati seguivano a ruota il loro capo a bordo di fuoriserie costosissime tra cui Lamborghini, Audi e Mercedes. L’operazione di immagine e di ostentazione messa in scena dal sodalizio criminale rappresentava un vera e propria prova di forza affinché arrivasse a tutti il messaggio che il sodalizio camorristico avesse ancora peso e potere nello scacchiere criminale napoletano. L’evento “pacchiano” e di pessimo gusto divenne addirittura virale, ricevendo centinaia di like e di condivisioni sui social network, in particolare su Instagram e TikTok.

Guarda caso, nello stesso giorno in cui si consumò il raid ad Arzano, venne scarcerato il boss Giosuè Belgiorno detto ‘O gruoss, ras del famigerato clan Amato-Pagano, uno dei sodalizi camorristici più sanguinosi e pericolosi dell’intera area nord di Napoli, noti appunto come gli Scissionisti di Secondigliano. Il rilascio del capoclan avrebbe dato nuova linfa ai fedelissimi del sodalizio camorristico i quali, approfittando del vuoto di potere causato dall’arresto di Pietro Cristiano e dal conseguente indebolimento del clan, starebbero cercando di estrometterlo dal controllo degli affari criminali dell’area nord. Negli ultimi anni lo stesso clan Amato-Pagano avrebbe riacquistato la propria egemonia grazie alla scarcerazione di numerosi esponenti apicali del sodalizio, situazione che avrebbe riacceso vecchi rancori e nuove rivalità. Gli equilibri criminali già estremamente precari della periferia settentrionale di Napoli sarebbero saltati del tutto a gennaio, con la scarcerazione di un altro boss, Giuseppe Monfregolo, il cui gruppo criminale è ferocemente contrapposto a quello dei Cristiano: entrambi sono infatti due costole “scisse” dagli Amato-Pagano, ora in guerra tra loro.
Arzano sarebbe così diventata una polveriera, e assieme ad essa, negli interessi dei clan, sarebbe finito anche il controllo di alcuni comuni dell’area nord, tra cui appunto Frattaminore. Nello specifico la cittadina atellana sarebbe finita sotto le mire espansionistiche degli affiliati al clan Cristiano grazie all’appoggio della cosca locale dei Mormile. A dare loro la caccia sarebbero proprio i rivali del clan Monfregolo, appoggiati a loro volta dalla famiglia criminale degli Ullaro-Pezzella, satellite del potente clan Moccia di Afragola, interessati anche loro al controllo della cittadina atellana e della vicina Frattamaggiore. Questa nuova alleanza di camorra sarebbe stata recentemente accertata dagli investigatori in seguito al ritrovamento di due micidiali ordigni pronti a esplodere custoditi a Cardito all’interno dell’abitazione di un affiliato al clan Ullaro-Pezzella. Una delle due bombe conteneva addirittura un cuore costituito da chiodi metallici: la sua deflagrazione avrebbe potuto uccidere e ferire gravemente chiunque si trovasse nel raggio di almeno un centinaio di metri dall’esplosione.

Tali dinamiche criminali, ormai del tutto fuori controllo, rappresenterebbero una chiara minaccia alla serenità, alla quiete e all’incolumità dei cittadini dell’hinterland partenopeo. Fino a oggi è stata fin troppo lunga la scia di sangue, innocente e non, versata lungo le strade delle nostre città. Per tale motivo, alla paura e al terrore, strumenti attraverso i quali la camorra tenta di assicurarsi il predominio incontrastato dei nostri territori, bisogna rispondere con maggiore sicurezza e con la cultura della legalità. Per riuscire in questo, però, è necessaria una risposta concreta e decisa da parte delle istituzioni e dello Stato che non possono né devono lasciare soli i cittadini onesti e perbene. Quanto sta accadendo in questi ultimi mesi è a dir poco inaccettabile: la provincia di Napoli, da Arzano a Frattaminore passando per Caivano, Cardito e Afragola, dove giovedì scorso si è consumato l’ennesimo agguato mortale, si è trasformata in una vera e propria bomba ad orologeria, pronta ad esplodere da un momento all’altro con conseguenze fatali.
Per ribadire il proprio no fermo e inequivocabile alla criminalità organizzata e a questa rinnovata strategia del terrore il Comitato di liberazione dalla camorra, coordinamento composto da diverse associazioni del territorio, sarà impegnato nel pomeriggio di venerdì 11 febbraio in un sit-in piazza San Maurizio a Frattaminore. All’evento, programmato per le 17:00, saranno presenti, assieme al primo cittadino frattaminorese Giuseppe Bencivenga, anche la sindaca di Arzano Cinzia Aruta, oltre a numerosi amministratori locali dell’area nord di Napoli e dell’hinterland casertano. Con loro saranno in piazza per la manifestazione anche il parroco di Caivano Don Maurizio Patriciello, da sempre impegnato in prima linea nel contrastare la violenza della camorra; il vescovo di Aversa Mons. Angelo Spinillo; il senatore della Repubblica Sandro Ruotolo e il giornalista napoletano sotto scorta Mimmo Rubio.

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