L’ALBUM
Liburia, come il nome che le antiche popolazioni dell’entroterra campano avevano dato alla Terra di Lavoro, un territorio vastissimo che in passato, dall’area nord di Napoli, si estendeva fino al Molise e al Basso Lazio. Un’area che più di duemila anni fa i Romani avevano denominato Campania Felix per la fertilità e i colori cangianti delle sue sterminate campagne, e che corrisponde in gran parte all’odierna provincia di Caserta. Ed è proprio da queste coordinate geografiche, più precisamente dal cuore di quell’Agro Atellano che più di duemila anni fa cingeva la città Osco-Sannita dell’Antica Atella – la cui storia si perde ancora oggi tra il mito e la leggenda – che comincia questo incredibile viaggio musicale grazie a un gruppo che negli anni si è affermato come una delle realtà artistiche più innovative e originali nel panorama della world music in Italia e all’estero: i Brigan.
Liburia Trip diventa così il titolo del quinto album in studio della band originaria di Sant’Arpino, cittadina dell’hinterland casertano, uscito questa primavera per l’etichetta indipendente Liburia Records. A distanza di cinque anni dalla pubblicazione dell’ultimo disco e con dodici anni di carriera alle spalle – periodo durante il quale il gruppo è stato in giro per il mondo, dedicandosi alla ricerca e allo studio di nuove sonorità e modalità espressive – i Brigan tornano nuovamente a calcare la scena folk contemporanea, dando vita a un lavoro inedito che si presenta nelle vesti di un vero e proprio concept album. La tradizione musicale campana risuona non come un eco proveniente da un passato lontano, bensì come qualcosa di vivido e reale, da toccare con mano e ascoltare con le corde dell’anima.
La musica popolare non resta più un sentimento astratto ma diventa qualcosa di realmente tangibile, attuale e contemporaneo. Ciò avviene grazie a un utilizzo sapiente dell’elettronica, delle nuove tecnologie e dei new media. I Brigan dannno così vita e ridefiniscono, grazie a questo grande lavoro di missaggio musicale, quello che potremmo definire come il paesaggio sonoro della Terra di Lavoro. Un territorio del quale rimase estremamente affascinanto uno dei più grandi intellettuali del Novecento, Pier Paolo Pasolini, il quale seppe descrivere e raccontare la vera essenza della Liburia, la cui identità si componeva di antichi rituali e di devozione verso la terra generatrice di vita, e che rifletteva l’animo semplice e umile delle genti che abitavano i centri rurali della Campania interna.

Questo fondersi tra tradizione e innovazione produce in Liburia Trip un risultato musicalmente coerente e affascinante, facendo emergere quel filo conduttore lungo il quale si sviluppano i dieci brani contenuti nel disco. Si tratta di otto tracce inedite, nate dal lavoro di ricerca e di studio della band, e due brani che appartengono al repertorio del folklore campano, i quali vengono ripresentati in una veste dinamica e moderna, senza mai stravolgerne il significato, ma rimanendo al passo con le nuove tendenze e gusti musicali. Ne sono un esempio Chiagnuta e Carnevale, antico canto popolare legato al Carnevale di Marcianise, vero e proprio rituale allegorico tra sacro e profano, nato per omaggiare la morte e la rinascita, il quale viene accompagnato nel brano dalla voce di Cecchinella, una dolcissima anziana di queste terre ricche di storia e di tradizioni da vivere e da trasmettere da padre in figlio. Oppure Primavera, un vecchio canto evocativo della stagione primaverile intonato dagli abitanti di Pietramelara, suggestivo borgo contadino dell’Alto Casertano, il quale ha custodito le proprie tradizioni e il proprio fascino. Il brano è stato “riscoperto” grazie alle ricerche del compositore e musicologo Roberto De Simone.
l viaggio dei Brigan tra i luoghi, i simboli e le tradizioni della Terra di Lavoro si presenta come un continuo susseguirsi di immagini e di suoni evocativi attraverso i quali la Liburia prende vita. Non potevano infatti mancare storie e racconti dell’Agro Atellano, terra d’origine dei musicisti. Ed è così che nel disco risuonano brani come E doppe ‘n anno, introdotto dalla voce narrante di Gennaro Montesanto, contadino di Sant’Arpino che racconta come l’hinterland casertano, prima del boom economico e della conseguente speculazione edilizia che ne ha alterato la geografia, fosse una terra ricca e rigogliosa, ricoperta da vaste distese di campagne dove veniva coltivata la canapa.
‘A Terra de’ mazzune, invece, è un’ode a quello che viene considerato il vero “oro bianco” della Terra di Lavoro, l’inimitabile mozzarella di bufala, prodotta dagli allevatori del Basso Casertano, chiamati appunto ‘e mazzune. Nel brano Alborada/Asprinio, infine, è possibile farsi suggestionare da un’altra tradizione tipica dei queste terre, quella legata alla coltivazione della vite e alla produzione del pregiato e rinomato Vino Asprinio, un vitigno unico nel suo genere, coltivato su alberate di vite maritata a pioppo alte venti metri. Non è un caso, infatti, che sulla copertina dell’album sia stato disegnato proprio ‘o scalillo, uno scaletto in legno alto e stretto utilizzato dai viticoltori per la raccolta dell’uva.

Liburia Trip offre una visione narrativa univoca, che tocca le tematiche legate alle tradizioni di quel mondo rurale che per secoli ha caratterizzato la Campania Felix, prima che arrivasse la “modernità” la quale, con l’illusione del progresso, ha depredato e saccheggiato il territorio del suo patrimonio culturale e ambientale più grande, provando a cancellare le arcaiche tradizioni di queste terre che, nonostante tutto, e grazie a chi non si è arreso mantenendo inalterata la propria identità, hanno saputo resistere all’omologazione e all’appiattimento culturale. Così, un mondo che sembrava perduto, e che apparteneva ai nostri avi, riemerge ora con forza grazie a un intreccio sorprendente di sessioni ritmiche che si dispiegano a suon di tammurriate e tarantelle telluriche fuse a incalzanti melodie celtico-iberiche, che si incontrano nei meandri onirici e immaginifici della musica elettronica.
Gli strumenti musicali della tradizione popolare campana come le tammorre, le castagnette e i mandolini vengono accompagnati da diversi attrezzi contadini rielaborati e riadattati a scopi musicali come botti, tini e falci – tradizione riafforata dal passato grazie alle “battuglie” di Macerata Campania e ai Bottari di Portico di Caserta – per compenetrarsi con le sonorità tipiche degli strumenti del folklore popolare provenienti da altre culture, dalla gaita galiziana al baglamas greco passando per il duduk armeno. Il risultato di questo melting pot culturale è un album sorprendente, dal sound ibrido, simbiotico, stratificato, multietnico, unico nel suo genere, capace di presentarsi con un linguaggio musicale semplice ed essenziale.
L’album è stato ideato e registrato a Sant’Arpino, nell’hinterland casertano, dopo un lungo e appassionato studio delle tradizioni popolari locali compiuto dai membri del gruppo che si compone di Francesco Di Cristofaro (voce, fiati, cornamuse, fisarmonica e chitarra), Andrea Laudante (pianoforte, cori, elettronica e field recordings) e Gabriele Tinto (percussioni e batteria elettronica), con la partecipazione di Luca De Simone (basso e percussioni tradizionali). Alla realizzazzione dell’album hanno inoltre collaborato il polistrumentista ed esperto di musica antica Peppe Frana e il musicista e compositore norvegese Torgeir Vassvik.

IL GRUPPO
Formatisi nel 2009, i Brigan sono un gruppo folk i cui componenti sono uniti dalla stessa passione e dallo studio delle musiche tradizionali provenienti dal Meridione e dal mondo. Dopo il loro album di debutto Irish roots, caratterizzato da sonorità celtico-irlandesi, nel 2011 è la volta della pubblicazione del secondo album in studio della band dal titolo Ti sfondo bodhárn, tradizione e contaminazione, incentrato sull’utilizzo del bodhárn, un antico tamburo impiegato per ritmare le danze e i reel irlandesi. I Brigan partono così per il loro primo tour europeo facendo tappa in Slovenia, in Croazia, in Svizzera e in Inghilterra. Il 2014 è invece l’anno della pubblicazione di Transumanza sonora: nel loro terzo album, al repertorio dell’area celtica, si aggiungono i suoni e ai ritmi tipici del Mediterraneo e del Sud Italia.
Il successo internazionale arriva nel 2018 con la pubblicazione dell’album Rúa San Giacomo, frutto di viaggi e studi delle tradizioni musicali delle regioni settentrionali della Penisola Iberica. L’album viene registrato tra Napoli e Santiago de Compostela, in Galizia, mentre la prefazione viene affidata a uno dei più grandi autori e interpreti della musica popolare partenopea, il maestro Peppe Barra. I Brigan partono alla volta della loro prima tournée mondiale, facendo tappa anche in Israele, in Cina e in Russia, ed esibendosi sui palchi dei più importanti festival internazionali di world e folk music. Rúa San Giacomo riceve così prestigiosi riconoscimenti di livello internazionale, entrando nella Transglobal World Music Chart, la classifica mondiale dei migliori dischi di world music, scalando le classifiche in Inghilterra e Stati Uniti.
Nel corso degli anni i Brigan hanno ricevuto numerosi premi, tra questi ricordiamo l’Universo Folk di Oviedo, nelle Asturie; il Pentafinum Jacobeo di Santiago de Compostela, e l’Ethnos Generazioni di Napoli. La grande esperienza maturata durante i loro viaggi in giro per per il mondo, unita all’amore per le proprie radici culturali, non poteva che condensarsi in Liburia Trip, un disco che vale davvero la pena ascoltare per viaggiare e farsi prendere per mano dal sound inconfondibile dei Brigan, rivivendo quei luoghi e quelle tradizioni che fanno visceralmente parte dell’identità culturale della Terra di Lavoro. Antichi rituali e storie di resistenza culturale che prendono vita grazie alla magia evocativa che solamente la musica è in grado regalare.
Liburia Trip dei Brigan è disponibile su Spotify e sui digital store musicali.
Segui già la pagina Facebook Il Crivello.it?