LA MOSTRA
Dialoghi intorno a Caravaggio è l’imperdibile mostra incentrata su Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio, che fino al 9 maggio sarà visitabile presso le sale del Palazzo Reale di Napoli. L’exhibit nasce da una collaborazione avviata tra il sito reale e il Museo di Capodimonte alla vigilia di una grande mostra che vedrà diverse opere appartenenti alle collezioni napoletane esposte per la prima volta al Louvre di Parigi. Una sinergia che ha permesso alle due istituzioni culturali di costruire un dialogo incentrato sui più importanti capolavori dell’arte custoditi nei musei della città. L’esposizione, curata da Sylvain Bellenger e Mario Epifani, direttori dei rispettivi siti museali, ruota intorno al celebre dipinto della Flagellazione di Cristo del Merisi, fulcro dell’intera collezione; un’opera che segnò in maniera decisiva l’arte del Seicento e dei secoli a venire. Lo studio iconografico della raffigurazione caravaggesca fu infatti cruciale per l’evoluzione dell’arte barocca, soprattutto per la Scuola Napoletana, che si sviluppò nel solco della corrente pittorica del Caravaggismo.

La mostra è stata allestita negli spazi della Galleria del Genovese, ambiente recentemente riaperto al pubblico, che collega il piano nobile del palazzo al Teatro San Carlo. Le opere in mostra, che costituiscono un percorso ideale nella pittura caravaggesca, fanno parte delle collezioni borboniche. Si tratta di dipinti di notevole valore storico e artistico, acquistati nel 1802 da Domenico Venuti su commissione di Re Ferdinando IV di Borbone, allo scopo di ampliare le collezioni del Regno di Napoli. La storia della quadreria di Palazzo Reale è strettamente legata a quella della pinacoteca di Capodimonte. Per dare risalto a questo legame, il percorso di visita è stato sviluppato in due sezioni, così da permettere un dialogo esaustivo tra le collezioni. La prima sezione, di impronta collezionistica, espone alcuni dei più importanti dipinti caravaggeschi. La seconda, di carattere iconografico, propone un confronto sui temi della flagellazione e dell’ecce homo, reinterpretati dagli artisti del XVI e XVII sec.

LA COLLEZIONE
La visita inizia al piano nobile di Palazzo Reale, nei corridoi che collegano l’Appartamento di Etichetta, nucleo più antico dell’edificio, con il Teatro San Carlo. Qui l’attenzione viene subito catturata da uno splendido San Giovanni Battista attribuito al Merisi, copia fedele di uno stesso dipinto custodito presso il Museum of Art of Kansas City. Proseguendo lungo i corridoi si possono ammirare San Giovanni Evangelista a Patmos, opera del pittore proto-barocco Antiveduto Gramatica; Il Ritorno del Figliol Prodigo del pittore calabrese Mattia Preti, dipinto dal grande fascino caratterizzato da forti contrasti chiaroscurali; Gesù tra i dottori di Giovanni Antonio Galli detto lo Spadarino, e l’Orfeo del pittore fiammingo Gerrit Van Honthorst.

Da corridoi si accede alle sale espositive, nella prima delle quali è esposta l’inedita Santa Prassede. Custodita nei depositi di Palazzo Reale, è la prima volta che questa opera viene esposta al pubblico. L’eccezionale dipinto, che si inserisce nella corrente del Tenebrismo, era stato inizialmente attribuito al pittore francese Valentin De Boulogne. Tuttavia, recenti studi, l’hanno riassegnato a un ignoto pittore caravaggesco la cui reale identità resta ancora oggi un mistero. Chiude questa prima sezione il San Rocco del pittore veneziano Carlo Saraceni, dipinto che ben rappresenta la crasi tra la luce caravaggesca e quella sensibilità e quell’attenzione, tipiche della pittura veneta, verso il colore e il paesaggio.

Dalla seconda sala in poi l’exhibit si focalizza sull’iconografia della flagellazione e sull’interpretazione della passione di Cristo nei racconti evangelici. Fanno parte della collezione il Cristo alla colonna di Alessandro Bonvicino, meglio noto come il Moretto da Brescia, proveniente dalla Collezione Farnese; l’Ecce Homo di Battistello Caracciolo, tra i più rappresentativi pittori napoletani appartenenti alla corrente del Caravaggismo, affiancato da un dipinto sullo stesso tema opera di un ignoto pittore ispano-fiammingo, e la Flagellazione di Cristo, del pittore bolognese Leonello Spada, detto Scimmia del Caravaggio. Alla collezione si aggiungono due sculture di grande suggestione: un settecentesco Ecce Homo scolpito e dipinto su legno policromo dagli occhi di vetro proveniente dalla Cappella del Tesoro di San Gennaro, e un Cristo alla colonna intagliato in avorio realizzato dallo scultore bolognese Alessandro Algardi.

Nell’ultima sala, infine, il Cristo alla colonna di Battistello Caracciolo, ultimo sussulto di un Cristo sofferente, spalanca la vista dinanzi alla magnificenza della Flagellazione di Cristo, capolavoro assoluto del Caravaggio. Un dipinto circondato da un’aura mistica capace di conferirgli una dimensione spirituale unica, in grado di trascendere il corpo e la materia per il suo intenso realismo. Da questa pala d’altare dipinta dal Merisi nel 1607 per la famiglia De Franchis per ornare una delle cappelle della Basilica di San Domenico Maggiore, emerge tutto il pathos del pittore lombardo, il quale si distacca totalmente dai principi della Controriforma, per dare risalto alla profonda umanità di un Cristo terreno fatto di carne e sangue. Un’opera “eretica”, attraverso la quale l’artista rende palpabile la fragilità della condizione umana con un turbinio di sofferenza che sfocia nella sublimazione del dolore, corporeo e spirituale, piegando le luci e le ombre allo scopo di rendere la rappresentazione più viva e reale. Una tale raffigurazione, così autentica e tragica del Cristo, non si era mai vista nella storia dell’arte: un’enfasi emozionale capace di scatenare la “Sindrome di Stendhal”.

CARAVAGGIO A NAPOLI
Caravaggio è uno dei più celebri pittori di tutti tempi, simbolo dell’arte italiana nel mondo. Anticipatore della pittura barocca, le sue opere ricche di forza e intensità, rivoluzionarie rispetto ai canoni estetici dell’epoca, sono state “riscoperte” solamente nel XX sec. Nato a Milano nel 1571, il pittore lombardo strinse un legame molto profondo con Napoli, dalla quale trasse ispirazione per i suoi capolavori, e condizionandone la scuola pittorica. Lasciata la città meneghina per sfuggire alla peste, si trasferì a Roma, dove realizzò diverse opere per alcune chiese e importanti famiglie della Capitale. Per la sua indole passionale e per il suo carattere irascibile Caravaggio venne spesso coinvolto in violente risse, fino a quando, durante una lite, ferì a morte Ranuccio Tomassoni. Tra i due non correva buon sangue: entrambi si “contendevano” la stessa donna, la cortigiana Fillide Melandroni, famosa per aver dato il volto a Giuditta nel celeberrimo dipinto Giuditta e Oloferne. L’omicidio del “rivale” costò al Merisi la condanna a morte, costringendolo a scappare da Roma. Una fuga che culminò con l’arrivo a Napoli nel 1606.

Trasferitosi nei Quartieri Spagnoli, cuore della Napoli popolare, Caravaggio visse all’ombra del Vesuvio un periodo di grande ispirazione artistica, realizzando alcuni dei suoi più grandi capolavori, oggi appartenenti alle più importanti e prestigiose collezioni d’arte al mondo. Dei numerosi dipinti realizzati durante il primo periodo napoletano, solamente due sono però rimasti nella città città partenopea: si tratta delle Sette Opere della Misericordia, dipinto custodito presso il Pio Monte della Misericordia, e della Flagellazione di Cristo, appartenente alle collezioni del Museo di Capodimonte. Lasciata Napoli alla volta di Malta e della Sicilia, tornerà sulle rive del Golfo nel 1609, trasferendosi questa volta presso il nobiliare Palazzo Cellamare, in via Chiaia.

Ma Merisi, anche questa volta, non riuscì a stare lontano dai guai e così, durante una rissa scoppiata fuori alla Locanda del Cerriglio, storica taverna napoletana tuttora in attività, rimase sfigurato in volto. Il suo fervore artistico non si arrestò e durante il secondo periodo napoletano realizzò altri innumerevoli capolavori, tra cui Il Martirio di Sant’Orsola, ultimo dipinto del Merisi custodito presso Palazzo Piacentini, in via Toledo. Appresa la notizia della revoca della condanna, Caravaggio salpò dal porto di Napoli alla volta di Porto Ercole. Durante il viaggio, però, contrasse una grave infezione intestinale. Piegato e provato dalla malattia, il genio dell’arte si spense nell’estate del 1610 all’età di 38 anni, guadagnandosi la fama di “artista maledetto” e regalando all’umanità alcune delle opere d’arte più belle mai realizzate.

PALAZZO REALE DI NAPOLI
Nei suoi quattro secoli di storia, Palazzo Reale ha rappresentato il centro nevralgico del potere nel Sud Italia nonché uno dei più prestigiosi edifici d’Europa, fino a venire riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Dinanzi alla sua imponente facciata in stile tardo-rinascimentale realizzata in pietra lavica, si apre scenografica e maestosa Piazza del Plebiscito. Al suo interno, tra cortili e giardini, si alternano spazi dagli stili molto differenti, che spaziano dal manierismo al barocco, dal neoclassico al neogotico, e che caratterizzano gli appartamenti reali, impreziositi da marmi, stucchi, sculture, porcellane, arredi e arazzi che lo rendono tra gli edifici più affascinanti del Vecchio Continente. La reggia venne realizzata nel 1600 per volere del viceré spagnolo Fernando Ruiz de Castro, in posizione adiacente rispetto al cinquecentesco Palazzo Vicereale, poi abbattuto per fare spazio a Piazza Trieste e Trento. Il progetto venne affidato a Domenico Fontana, considerato il più grande architetto dell’epoca.

Il palazzo fu soggetto, nei secoli successivi, a importanti interventi di ampliamento a opera di diversi architetti tra cui Gaetano Genovese, Luigi Vanvitelli, Ferdinando Sanfelice e Francesco Antonio Picchiatti, fino a raggiungere l’odierno aspetto risalente al 1858. Fu residenza reale dei viceré spagnoli, della monarchia asburgica, dei Borboni, con una breve parentesi francese, e infine, dopo l’Unità d’Italia, dei Savoia. Nel 1919 divenne di proprietà dello Stato Italiano il quale lo adibì a polo museale e sede della Biblioteca Nazionale. Durante la seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti alleati su Napoli, l’edificio subì ingenti danni, divenendo centro di ricovero delle truppe americane. In quel periodo la reggia venne depredata e razziata di numerose opere d’arte. Solamente nel 1954, al termine di importanti lavori di restauro, l’edificio tornò all’antico splendore.

Oggi di Palazzo Reale, oltre alle sale e ai giardini, è possibile ammirare il possente scalone d’onore in marmo rosa, definito nel 1729 da Montesquieu come il più bello d’Europa. Ad esso si aggiungono l’elegante teatro di corte, la cappella palatina, la sala del trono e gli appartamenti reali, con i loro splendidi affreschi e dipinti realizzati dai più importanti artisti attivi a Napoli tra cui Massimo Stanzione, Tommaso De Vivo, Francesco De Mura, Andrea Vaccaro, Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Mattia Preti, Giovanni Lanfranco, il Guercino e Tiziano. Di recente è stato riaperto al pubblico il belvedere con i suoi eleganti e raffinati giardini pensili che si affacciano sul mare, con una vista mozzafiato sul Golfo di Napoli. Al complesso di Palazzo Reale appartiene anche il Teatro San Carlo, tra i più antichi e prestigiosi al mondo, definito nel 1817 da Stendhal come il più bel teatro mai realizzato.

INFORMAZIONI PER LA VISITA
La mostra Dialoghi intorno a Caravaggio, allestita presso il Palazzo Reale di Napoli, resterà aperta al pubblico fino al 9 maggio. L’exhibit è visitabile in tutti i giorni della settimana, tranne il mercoledì in quanto giorno di chiusura, dalle ore 9:00 alle 20:00, con ultimo ingresso alle 19:00, orario di chiusura della biglietteria. I biglietti sono comodamente acquistabili on-line al fine di evitare code e file, soprattutto nei weekend (clicca qui). Il costo del biglietto è comprensivo della visita alla mostra e agli ambienti del palazzo. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet www.palazzorealedinapoli.org. Dopo il grande successo riscosso dalle mostre su Artemisia Gentileschi, Edgar Degas e Vincent Van Gogh, con questa nuova retrospettiva su Caravaggio e i caravaggisti, Napoli si attesta a essere una delle principali capitali della cultura e dell’arte italiana in Europa e nel mondo.

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