“Gli Spagnoli a Napoli”: i capolavori dell’arte spagnola in mostra a Capodimonte
L'evento è organizzato in collaborazione con il "Museo Nacional del Prado" di Madrid. Per l'occasione sarà possibile ammirare, eccezionalmente, "La Madonna del pesce" di Raffaello, capolavoro del Rinascimento che torna in Italia dopo 400 anni
La mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale, in corso al Museo di Capodimonte, rappresenta un viaggio imperdibile alla scoperta dei capolavori dei grandi maestri dell’arte spagnola attivi a Napoli nel primo Cinquecento. L’exhibit, visitabile fino al 25 giugno, è il frutto di un’importante collaborazione avviata tra il polo museale partenopeo e una delle più celebri istituzioni culturali al mondo, ilMuseo Nacional del Prado di Madrid. La rassegna, di rilievo internazionale, è curata dai proff. Riccardo Naldi e Andrea Zezza, docenti di Storia dell’Arte Moderna rispettivamente presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”. L’esposizione si pone in continuità con l’evento Otro Renacimiento. Artistas españoles en Nápoles a comienzos del Cinquecento, in mostra a Madrid, dove ha riscosso grande successo.
L’ESPOSIZIONE
Il percorso espositivo, allestito nella Sala Causa del Museo di Capodimonte dall’architetto spagnolo Francisco Bocanegra, si focalizza su sessantasei opere tra dipinti e sculture, eseguite dai più insigni artisti spagnoli attivi a Napoli nel XVI sec. L’allestimento si sviluppa a partire da un nucleo originario di opere appartenenti al museo partenopeo, attorno al quale ruotano diversi capolavori provenienti non solo dalla Spagna, ma anche da altre prestigiose istituzioni culturali italiane come la Galleria degli Uffizi di Firenze e i Musei Reali di Torino. Tra gli artisti spagnoli in mostra spiccano i nomi di Pedro Fernández, Bartolomé Ordòñez, Diego De Siloé, Pedro Machuca e Alonso Berruguete, protagonisti della straordinaria stagione artistica del Rinascimento meridionale.
All’ombra del Vesuvio gli artisti spagnoli trovarono grande ispirazione. A loro volta gli artisti della Scuola Napoletana come Marco Cardisco, Giovanni da Nola, Girolamo Santacroce e Andrea Sabatini da Salerno si ispirarono ai maestri iberici attivi a Napoli in quel periodo, stringendo così un legame culturale molto intenso con la Spagna. Tra le opere in mostra spicca il magnifico Giove Ciampolini, in prestito dal Museo Archeologico Nazionale. La statua in marmo di Carrara, realizzata tra il II e il III d.C. nonché tra i simboli più emblematici dell’arte classica, funse da modello per gli artisti del Rinascimento. Questo confronto serrato tra le cosiddette “arti sorelle”, ossia tra pittura e scultura, trovò nella città partenopea terreno fertile per lo studio, la sperimentazione e l’elaborazione di nuovi modelli estetici.
Lungo il percorso di visita sarà possibile ammirare, in via del tutto eccezionale, uno dei più grandi capolavori dell’arte rinascimentale: La Madonna del pesce di Raffaello, in prestito dal Prado di Madrid. Il magnifico dipinto fu realizzato dal pittore urbinate nel 1514 per abbellire la cappella della Famiglia del Doce, all’interno della Basilica di San Domenico Maggiore. L’opera divenne un punto di riferimento imprescindibile per tutti gli artisti attivi a Napoli in quel periodo. Nella seconda metà del Seicento, però, il dipinto dovette lasciare la città in riva al Golfo per partire alla volta di Madrid, senza farvi più ritorno. Solamente oggi, dopo quattrocento anni, il capolavoro di Raffaello torna in Italia, dove ha visto la luce. Un’occasione imperdibile per chi ama l’arte.
LA NAPOLI SPAGNOLA
Il Rinascimento meridionale costituisce un capitolo fondamentale della storia dell’arte, sebbene sia poco conosciuto. Agli inizi del Cinquecento il Regno di Napoli passò sotto la Corona spagnola. Nel 1503 il generale andaluso Gonzalo Fernández de Córdoba venne nominato viceré dal sovrano spagnolo Ferdinando II d’Aragona. Durante questo periodo, la città visse un momento di grande fervore artistico, incentivato dal mecenatismo locale. Desiderosi di lasciare una traccia tangibile del proprio potere, il clero e l’aristocrazia napoletana commissionarono ai più importanti artisti dell’epoca opere magnifiche e ambiziose. Ciò costituì un fattore di grande attrattiva per gli artisti iberici i quali, con l’ingresso del Sud Italia nell’orbita spagnola, colsero l’occasione per conoscere da vicino l’Italia. Così, tra il 1503 e il 1532, prese avvio una grande stagione di contaminazione artistico-culturale che fece di Napoli una città cosmopolita.
Gli artisti iberici fecero popri i modelli dei maestri del Rinascimento come Leonardo, Raffaello e Michelangelo, introducendo novità stilistiche e artistiche considerevoli, a dimostrazione della loro straordinaria inventiva e capacità tecnica. I canoni rinascimentali sviluppatisi a Firenze, Roma e Urbino trovarono terreno fertile nella Napoli dell’epoca, dove vennero rivisitati e reinterpretati dai pittori e dagli scultori spagnoli i quali, al termine dei loro lunghi soggiorni partenopei, tornarono in Spagna per dare avvio alla grande stagione del Rinascimento iberico, sostenuto e incentivato da Carlo V d’Asburgo. Il nuovo sovrano spagnolo, salito al trono nel 1516, diede un impulso notevole per lo sviluppo e il consolidamento del Siglo de Oro, periodo di massima espansione culturale della Spagna.
L’età dell’oro si riflesse anche sull’Italia Meridionale, almeno fino a quando questa nuova stagione non venne interrotta bruscamente dal durissimo Assedio di Napoli del 1528 da parte delle truppe francesi, intenzionate a conquistare la città. Un tragico evento che fece piombare il regno in una profonda crisi politico-sociale che culminò con una serie di carestie ed epidemie che falcidiarono la popolazione, mettendo in ginocchio la città. Solamente nel 1532, in seguito alla sconfitta dei francesi e alla nomina a viceré di Pedro Álvarez de Toledo per conto di Carlo V d’Asburgo, Napoli poté attraversare un nuovo periodo di stabilità politica ed economica. Consolidata l’espansione spagnola in Europa, la città partenopea diventò così uno dei baluardi dell’Impero Spagnolo nel Mediterraneo.
LA REGGIA
La Reggia di Capodimonte è uno dei più celebri palazzi di Napoli. L’edificio svetta possente sulla collina di Capodimonte, ammantato da una fitta vegetazione e con una vista panoramica sul Golfo di Napoli. La residenza venne fatta realizzare nel 1738 da Carlo III di Borbone con una funzione museale per ospitare la Collezione Farnese, una delle più celebri collezioni d’arte al mondo, ereditata dalla madre Elisabetta Farnese, Regina di Spagna. Fu così che la reggia, grazie la magnificenza delle opere d’arte custodite, divenne una delle tappe del Grand Tour, ospitando personaggi illustri come Johann Winckelmann, Alexandre Dumas, Goethe e il Marchese de Sade. Con il ritorno dei francesi a Napoli agli inizi dell’Ottocento, il palazzo divenne la residenza di Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone e moglie di Gioacchino Murat. Dopo la Restaurazione, il palazzo tornò ai Borbone, mentre con l’Unità d’Italia passò ai Savoia.
Durante il ventennio fascista diverse opere d’arte custodite nella reggia vennero trasferite a Roma per abbellire i simboli del potere statale come il Quirinale, Montecitorio e Palazzo Madama. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, le collezioni furono nascoste nell’Abbazia della Santissima Trinità a Cava de’ Tirreni. Le truppe naziste della Divisione Göring, però, riuscirono a trafugare alcune opere, ritrovate a Salisburgo al termine del conflitto. Nel 1957 il palazzo, dopo importanti lavori di riqualificazione, divenne sede del Museo Nazionale di Capodimonte. A causa del tragico terremoto dell’Irpinia del 1980, l’edificio venne chiuso, per poi riaprire integralmente al pubblico quasi vent’anni dopo, nel 1999, a seguito di un sostanziale intervento di restauro. Oggi il museo e il parco registrano insieme quasi un milione di visitatori all’anno e rappresentano uno dei fiori all’occhiello della bellezza italiana nel mondo.
IL MUSEO
Il Museo di Capodimonte si sviluppa sui tre piani della reggia, estendendosi su una superficie di 14mila metri quadrati, con 124 gallerie che ospitano tra le più importanti collezioni d’arte al mondo. Il nucleo principale del museo è costituito dalla Collezione Farnese. A essa si aggiungono La Galleria delle Arti a Napoli dal ‘200 al ‘700; l’Armeria Farnesiana e Borbonica; la Collezione De Cicco, composta da porcellane, argenterie e oggetti d’epoca; la Galleria dell’Ottocento, che espone le opere dei principali artisti italiani del XIX sec. e il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe. Il percorso conduce i visitatori attraverso i magnifici e sfarzosi saloni del palazzo, come l’Appartamento Reale, la Sala della Culla, il Salone delle Feste, il Salone Camuccini, Salottino di Porcellana e l’Alcova Pompeiana; ambienti dove è possibile ammirare una straordinaria collezione di porcellane, arazzi, tendaggi e mobili antichi di grande pregio.
All’interno delle sale espositive del museo è possibile ammirare alcuni dei più grandi capolavori dell’arte mondiale, firmati da più celebri artisti di tutti i tempi, in un arco temporale che va dal Duecento fino ai giorni nostri. Tra le opere in mostra spiccano quelle di artisti italiani come Tiziano, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, Masaccio, Pinturicchio, Botticelli, Mantegna, Rosso Fiorentino, Giorgio Vasari, Correggio, il Parmigianino, il Perugino, il Sodoma, Lorenzo Lotto, Sebastiano del Piombo, Agostino, Ludovico e Annibale Carracci, Guido Reni, Luca Giordano, Andrea Vaccaro, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Artemisia Gentileschi, Mattia Preti, Francesco Solimena, Antonio Canova, Giuseppe De Nittis, Giovanni Boldini, Domenico Morelli, Giacomo Balla, Vincenzo Gemito e Pellizza Da Volpedo.
Degli artisti stranieri spiccano invece le opere di Francisco Goya, Rembrandt, Jusepe de Ribera, El Greco, Simon Vouet, Albrecht Dürer, Pieter Bruegel il Vecchio, Jean de Boulogne, Raphael Mengs, Anton Van Pitloo, Angelika Kauffmann ed Élisabeth Vigée Le Brun. Al terzo piano del museo trova infine spazio un’ampia collezione di arte contemporanea con opere di Alberto Burri, Mario Merz, Andy Warhol, Daniel Buren, Joseph Kosuth, Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Louise Bourgeois, Candida Höfer, William Kentridge, Sol LeWitt, Jan Fabre, Hermann Nitsch e Mimmo Paladino. Sullo stesso piano si trova anche la galleria fotografica dedicata al fotografo Mimmo Jodice.
IL BOSCO
Il Bosco di Capodimonte, con i suoi 134 ettari, costituisce il “polmone verde” di Napoli, dove i napoletani amano trascorrere le belle giornate all’aria aperta, lontani dal caos e dai trambusti cittadini. Nato come tenuta di caccia dei Borbone, grazie al clima mite e al lavoro dei più importanti botanici del passato, sono state impiantate al suo interno tantissime specie vegetali rare ed esotiche. Lungo i suoi dolci viali immersi nel verde e dalla prospettiva scenografica, ideata dall’architetto Ferdinando Sanfelice, si susseguono 16 edifici storici tra residenze, casini, torri e chiese, oltre a fontane, statue, orti, frutteti, serre e addirittura un eremo. Fino agli inizi del Novecento ha ospitato le battute di caccia dei Savoia: attraversando il parco si potevano infatti incontrare in passato animali selvatici come fagiani, pavoni, conigli, lepri, volpi, cinghiali, cervi e rapaci.
Tra gli edifici storici più rilevanti ospitati nel bosco spicca la Real Fabbrica di Porcellana, nella quale si produceva la finissima e pregiatissima porcellana di Capodimonte. Per il suo inestimabile patrimonio boschivo, storico, architettonico e naturalistico il bosco è stato inserito tra i parchi più belli d’Italia. Nel 2021 è stata inoltre riaperta al pubblico la splendida Chiesa di San Gennaro, allestita e ridisegnata dal grande architetto spagnolo Santiago Calatrava con la sua bellissima volta blu stellata. Il restauro conclusosi nel 2022 della Stufa dei Fiori, antica serra ottocentesca, ha altresì permesso la realizzazione di un grazioso risto-bistrot dove i visitatori del parco possono gustare un delizioso caffè circondati dai profumi e dai colori della natura.
INFORMAZIONI PER LA VISITA
La mostra Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale sarà visitabile fino a domenica 25 giugno, tutti i giorni, dalle ore 10:00 alle 17:30, con ultimo ingresso alle 17:00. Il mercoledì il museo è chiuso. Onde evitare lunghe file nei weekend è consigliabile acquistare on-line il biglietto della mostra, comprensivo della visita al museo (clicca qui). Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito ufficiale www.capodimonte.cultura.gov.it. Tutti i fine settimana, fino al termine della mostra, si potranno visitare anche la Chiesa di San Giovanni a Carbonara e il Complesso Monumentale di San Domenico Maggiore, edifici ricchi di testimonianze dell’influenza spagnola a Napoli. Ricordiamo infine che fino al 27 agosto il Museo Archeologico Nazionale ospiterà l’imperdibile mostra Picasso e l’antico, incentrata sul rapporto tra il genio andaluso Pablo Picasso e l’arte classica. Anche questa estate Napoli si conferma una delle capitali dell’arte e della cultura italiana nel mondo.
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